Una piccola nota di benvenuto

Cosa è un Giardino Filosofico? L'abbiamo immaginato come un luogo di incontro tra amici, in cui la filosofia è a casa. E' un poco epicureo, non sale verso le meteore, scende in terra tra le persone, appunto, in un piccolo giardino, a fare filosofia dove normalmente viviamo. L'Inventificio Poetico è, ispirandosi a Pietro M. Toesca, lo spazio delle invenzioni, quelle che rendono sensato vivere. Per sapere che al mondo il bene supera il male basta dire che siamo ancora vivi, altrimenti non saremmo più qui. Insomma, cerchiamo di alimentare questa differenza, in ciò consiste l'utopia del Giardino Filosofico e Inventificio Poetico, il cui sottotitolo è: "Volgere liberi gli occhi altrove".


mercoledì 28 settembre 2011

Questa poesia è stata pubblicata in "Sarti Antonio come cavare un ragno dal buco" di Loriano Macchiavelli e Otto Gabos, Edito da Leonardo Publishing, Parma

La voce racconta


Una voce s'alza buia nella
caverna dalla roccia scura,
rimbomba acuta e inizia
il racconto. Ombre, echi
notturni, pareti mute, sogni,
terrorizzano solo chi vede.
Ma il suono riscalda e aiuta
un poco a dimenticare quale
ferrea condizione pesi sulle
genti umane. Si sposta piano
una parete e l'altra, poi
la luce riflessa rende
migliore la vista. Narra
la voce aprendo la volta
che si lascia fendere
da parole estranee, e sente,
s'intreccia, nel mondo di là
dal muro. Frasi, parole
una dietro l'altra, lucciole
estive nel grano maturo,
i ragazzi coglieranno piano
quelle messi. Dopo, liberi,
usciranno dal vocio della
caverna a giocare nel grande
e fantastico mondo dei libri.
Mai più sentiranno l'aura
come quella prima volta.
Eppure conserva la magia
che apre e fende la roccia,
al cristallo gelido l'ultima
parola strappa con la voce,
salvati. La lingua che
parli non sembri già morta.


Franco Insalaco




Franco Insalaco, Loriano Macchiavelli, Otto Gabos e Giacomo Gazzola hanno presentato il libro: "Sarti Antonio, come cavare un ragno dal buco", presso Simon spazio per le idee a San Lazzaro, (Bologna), il 26/03/2010.





                           

martedì 27 settembre 2011

XXV° incontro giardino filosofico

Abbiamo visto come il concetto di verità in epoca moderna, a partire da Hegel, sia il risultato di un processo che giunge fino a Nietzsche, per il quale non ci sono fatti, ma solo interpretazioni. Tali affermazioni sulla verità sono state contestate durante il festival di  filosofia di Modena da Maurizio Ferraris. Nell'introduzione alla terminologia filosofica, vi ricorderete, Adorno asseriva che se parliamo accade perché qualcosa ci fa iniziare, ci dà lo spunto, quel qualcosa è esterno al linguaggio. Cosa vuol dire? Che va bene il nominalismo ma un poco di realismo è necessario, altrimenti etichettiamo etichette, cioè diventiamo tautologici e dogmatici. E' piuttosto interessante  l'argomentazione di Ferraris, che peraltro ha suscitato diverse polemiche. Il suo atteggiamento filosofico, da lui definito Nuovo Realismo, muove contro la filosofia postmoderna, nella quale rientra anche il pensiero debole inventato da Vattimo e Rovatti. Cosa dice Ferraris? Partiamo dalle puntate precedenti riprendendo alcuni elementi del discorso di Foucault. Il filosofo francese è interessato ai documenti storici, ma utilizza un diverso modo di interpretarli confronto allo storicismo. Nel modo di procedere attuato da Foucault cambia il fatto che le categorie, i concetti e le parole con cui avanza lo storicismo vengono ritenute finte.

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