Oggi finalmente riesco a
scrivere, sono rilassata e mi è venuto un impulso creativo. Ho qualcosa da
raccontare.
Sono piazzati davanti al bancale
dell’uva, verso l’uscita. Lui con la borsa della spesa in mano, lei con il carrello
semivuoto. Lui è grande, coi capelli unti raccolti in un codino, le occhiaie
infossate e la bocca larga di quelle senza labbra. Sembra un serial killer. Lei
sembra una casalinga. Bene in carne e con una pettinatura cotonata come fanno i
parrucchieri di paese alle donne di mezz’età.
Chiacchierano di case (lui se l’è
fatta da sé, complimenti.)
Si erano già fermati alla cassa,
dopo aver pagato, e la cassiera gli aveva chiesto di spostarsi.
Devo prendere dell’uva.
“Permesso.”
Lui si sposta di 30 centimetri.
Andate a parlar fuori, no?
Non lo dico, ma dico qualcosa di
ancor più sgradevole:
“Se avete finito potete pure
uscire.”
Lui mi punta il dito. “Diamo
fastidio?”
Che strana domanda. Anzi no: il
tono è quello allusivo e ironico di chi vuol attaccare briga.
E lei: “Noi siamo mobili, no?, e
ci muoviamo.” (Così, giuro. Non capisco cosa significa.)
“No, dicevo, è che la gente ha
bisogno di servirsi e se voi state lì… Visto che si devono mantenere le
distanze di sicurezza…” Mi son morsa la lingua nell’istante stesso in cui l’ho
detto. Mi è venuto il cuore in gola: sapevo sarebbe arrivato.
Lui mi guarda con un lampo di
acredine nel buio delle occhiaie: “Lei è vaccinata?”
Boom.
“Possiamo fermarci qui” dico
prendendo un grappolo di pizzutella dal mucchio. Lo soppeso e lo guardo
attentamente, praticamente acino per acino. Rallento il più possibile i
movimenti per darmi un contegno.
Lei: “Eh-eh-eh!” Risatina di
scherno e scuotimento di testa. Vale “lo sapevo io!”
Non rispondo. Che posso
rispondere? Che penso di sì ma non ne sono sicura?
È vero che oggi mi sento non
vaccinata, ma non ci metterei la mano sul fuoco. È sempre più difficile dirlo.
Certe mattine mi sveglio che la giornata mi sembra diritta e ho una discreta
energia, e ho anche idea che il mio lavoro abbia un senso e che posso
considerarmi una vera scrittrice. Vado su Internet e vedo che chi è vaccinato
può stare tranquillo, può fare un sacco di cose, tutte praticamente quelle che facevamo
prima, è una persona altruista e socialmente responsabile, e ottimista perché
andrà tutto bene. Eccomi, sono io. Parto come un treno. Sarà perché sono
vaccinata.
Certe altre mattine, dio mio, mi
sento Linus a cui hanno strappato via la coperta giurando di non dargliela mai
più. Sognavo così bene… E ora… No! Tocca d’alzarmi! È devastante. Che mi alzo a
fare? Non valgo niente, il mio lavoro è tutta fatica e zero guadagno, non avrò
mai la pensione e scrivere non serve a una ceppa. Vado in Internet e leggo che
chi non è vaccinato è una persona chiusa ed egoista, meglio faccia poca vita
sociale tanto cosa va a impestare gli altri (se non in senso proprio,
sicuramente in senso metaforico con i suoi pensieri negativi.) Chiaro, non sono
vaccinata.
Ma poi, come faccio a fidarmi di
quello che trovo in Internet? La rete è piena di fake news.
Dopo la risatina i due escono e
si fermano davanti alla porta.
“Meglio stare lontani, quelli non
vaccinati infettano anche noi” fa lui alzando la voce e guardando verso l’interno.
Sì sì, dice lei con la testa e
un’altra risatina.
“Guardi che chi è vaccinato è
ugualmente infettivo” dico con grande flemma. Mi sento come avessi preso troppe
gocce di Valium. L’ho preso solo una volta in vita mia, anzi me l’hanno dato. È
orribile, continui a star male da cani con la tua angoscia ben piantata in
testa, ma sei al rallentatore e ti sembra di biascicare quando parli.
“Sì, perché sono i non vaccinati
che ci infettano e dopo siamo infettivi anche noi” replica lui. Il ragionamento
mi lascia talmente di stucco che mi viene il dubbio che abbia qualche evidenza
scientifica. Andrò in Internet a vedere.
Con il sacchettino dell’uva in
mano (finalmente sono riuscita a imbustarla, fare gesti lenti aiuta ma a tutto
c’è un limite) provo l’ultima battuta di emergenza: “Ma io non le ho detto se
sono vaccinata o no.” Del resto, come avrei potuto se non lo so neanch’io?
“Nooo, non dicevo per lei”
riprende il semikiller.
Ah no?
Mi guardo intorno. Nel negozio ci
siamo solo noi tre, pure il banco cassa è vuoto. Pare il supermercato di un
film de paura.
Procedo verso la sezione dei
vegetali, perdendo di vista e per fortuna anche d’udito il serial killer colle
occhiaie e la casalinga oversize.
Non mi ricordo più se dovevo
comprare delle verdure. Ho la testa attutita. È che sono affascinata dai
baccelli maculati dei borlotti sul ripiano in basso. Sono lucidi e freschi, di
un viola fosforescente. Mi sembra che si gonfino fluttuando fuori dalla loro
cesta, chiamandomi in maniera irresistibile. Sarà l’effetto Valium.
Oggi sono in buona, sono riuscita
a scrivere. Direi che sono vaccinata e sono in pace con me stessa.
Per quanto…
Oddio.
Non sarà una fake news?