Foto di Francesco Prete |
La
sera del 25 maggio 2012 le ragazze e i ragazzi che avevano
frequentato il Laboratorio di Scrittura Creativa organizzato dal
Comune di Crespellano, Bologna, e condotto da Sabina Macchiavelli
hanno presentato al pubblico i loro testi. L’autore Loriano
Macchiavelli ha assistito allo spettacolo e ha scritto questa
riflessione.
A me piacerebbe tanto sfatare il luogo
comune che sostiene: i ragazzi scrivono solo messaggini, non leggono
libri e non sanno cosa sia il teatro.
Mi illuderò, ma sono convinto che la
colpa di queste mancanze non sia la loro. Noi non gli abbiamo
insegnato la gioia dello scrivere, del leggere e di fare teatro.
Bene, quei giovanotti avevano scritto,
letto e, forse senza rendersene del tutto conto, stavano facendo
teatro. Si erano divertiti inventando frasi, versi, racconti e li
presentavano con gioia sul micro palco della Biblioteca di
Crespellano. Avevano capito che con le parole si dicono cose
importanti, si raccontano agli altri i propri pensieri e le proprie
idee. Il che significa: ci si conosce.
Hanno capito l’Aleph,
illusione e realtà alle stesso tempo, e cosa Borges ci ha visto
dentro: Vidi il popoloso mare, vidi l’alba e la sera, vidi le
moltitudini d’America…
e poi ci hanno guardato dentro loro,
come ha fatto Clara che ha:
visto cavalli con la criniera al vento, prati bagnati, ho visto
che il buio non ha occhi quando dormo, stelle senza limite, ho visto
sventolare una bandiera di libertà, un bambino col fiato di sasso,
ho visto un crepuscolo d’oro, il raggio verde innalzarsi nel cielo,
ho visto che, se le osservi bene, le montagne sono bisonti
addormentati che indossano mantelli da giganti. Ho visto il sole, il
sale del mondo, ho perfino visto una maestra con la faccia da
lavagna, un panettiere con la faccia da brioche, un francobollo con
la faccia da postino e una valigia con la faccia da partenza, ho
girato tutto il mondo e infine ho preso la via del ritorno.
Hanno capito che con le parole si può
giocare e ci hanno giocato, come ha fatto Michele:
Vorrei che tu muoia marcita
e ai topi di fogna fossi offrita.
Delle tue ossa mi farei gli stuzzicadenti
e vorrei che i tuoi non avessero le menti.
Sei la maledizione della mia vita
e ti credi una mita,
ma la tua vita è già finita.
Nessun insegnante avrebbe accettato un
simile stravolgimento di grammatica e di sintassi. Da quattro meno
meno. E avrebbe fatto male. Ma la scuola è quella che è e, o la si
accetta o si è fuori. Eppure, è da lì, dal divertimento con le
parole che si impara ad apprezzare la scrittura e, in seguito, la
lettura. Perché è mia convinzione (e nelle scuole vado spesso) che
se si lasciassero liberi i ragazzi di scegliere le proprie letture,
sarebbe poi la lettura stessa a prenderli e a portarseli dietro.
Infine, il teatro. Il teatro è il
completamento della scrittura e i ragazzi lo hanno fatto, l’altra
sera. Senza niente attorno. Un palchetto alto venti centimetri sul
pavimento, una chitarra, i loro scritti e la loro voce. Pensate se
avessero avuto un microfono, delle luci, il tempo per capire che
quello era teatro… Insomma, se i grandi si occupassero più di
loro…
A questo pensavo mentre lasciavo la
sala dove avevo ascoltato i ragazzi leggere ciò che avrebbero voluto
scrivere anche a scuola. E capivo che i loro sorrisi soddisfatti
erano gli stessi sorrisi dei ragazzi che, anni fa, tanti, leggevano
Rodari. O dei ragazzi di Barbiana che ascoltavano, rapiti,
l’insegnamento di don Milani.
Esperienze gettate alle ortiche. E così
i ragazzi di oggi scrivono solo messaggini, non leggono, non sanno
cosa sia teatro. È colpa loro?
Loriano Macchiavelli
Ma che brutta giornata
non è un giorno per
una passeggiata.
Questa giornata
è stata rovinata da un
mio amico.
Spero che di traverso
gli vada un lombrico.
Spero che mentre guardi
la televisione ti venisse
un blackout per una stagione
Andrea
Ogni volta che mi vedi punti il dito
e di me
sparli a tutto andare.
Vorrei che almeno una volta
ti cadessero le mutande
così da far capire a tutti come 6!
Alice
* A questo punto sono andato da Foxley
e gli ho spiegato chi ero. Lui iniziò di nuovo a trattarmi come
prima ma ora eravamo cresciuti e non poteva trattarmi così. Allora
iniziò la mia vendetta. Lui mi invitò a casa sua e io ne
approfittai, iniziai col mettere tutte le sedie sparse per la casa,
dopo gli sporcai i bottoni e la giacca di inchiostro e infine gli
rubai il bastone. Il giorno dopo alla fermata mi disse: “Non hai
eseguito i miei comandi e per questo appena troverò il bastone te lo
darò in testa!” e io risposi: “Bene, ma ora sarai tu a servirmi
perché ho io il bastone e se non mi ubbidisci te lo darò io in
testa!” Da quel giorno Foxley mi obbedì e non diede fastidio più
a nessuno.
Jennifer
* Ispirato al racconto di
R. Dahl “Il comandone” (1953): un caso di bullismo ante litteram…
Si
ringraziano tutte le persone che hanno collaborato alla realizzazione
dello spettacolo:
le giovani
autrici e autori che hanno letto i loro testi: Alice, Andrea, Clara,
Jennifer, Michele; Gerardo Catena alla chitarra; il personale della
Biblioteca di Crespellano; il Comune di Crespellano. Il coordinamento
era di Sabina Macchiavelli.
Grazie di cuore a voi per queste bellissime iniziative..
RispondiEliminaUn abbraccio dal chitarrista
Gerardo
Anch'io vorrei ringraziare per avere consentito ai ragazzi questa esperienza; spero davvero che in futuro, magari prossimo, abbiano ancora questa possibilità. Grazie a Sabina, grazie a Loriano per i suoi commenti, grazie a Gerardo per la disponibilità.E grazie ai ragazzi.
RispondiEliminaRita (mamma di Clara)