"Sulla differenza sessuale nella dottrina cattolica ai tempi di Guglielma, voglio riportare per esteso un passo di René Metz, studioso del diritto canonico, 'I sondaggi che abbiamo fatto negli scritti di Tertulliano, Agostino, Graziano e Tommaso rivelano la doppia corrente cui facevano allusione all'inizio: le verità fondamentali della fede cristiana obbligano questi uomini a riconoscere alle donne l'uguaglianza assoluta con l'uomo; ma questo non impedisce loro di trovare, al bisogno, argomenti in favore di disuguaglianza dei sessi; la distinzione fra l'ordine della natura e l'ordine della grazia permette loro questo atteggiamento ambivalente, che a prima vista sembrerebbe
paradossale. La loro posizione si può riassumere così: l'uomo e la donna sono tutti e due membri perfetti della chiesa invisibile, e quindi sono uguali; su questo punto non ci sono divergenze, tutti gli autori sono concordi. Questa concezione, che deriva logicamente dai principi del cristianesimo, non comporta conseguenze pratiche immediate: perciò fu facile adottarla. Al contrario, nella chiesa visibile e terrena, l'uomo e la donna non sono uguali: Guy de Baysio l'afferma nel suo Rosarium decretorium (inizio del XIV secolo): 'Solo l'uomo è un membro perfetto della chiesa, la donna no; per questa ragione non può ricevere l'ordine sacerdotale'. [...] Poiché in campo giuridico ha importanza solo l'appartenenza alla chiesa visibile, questa concezione dava ai canonisti e ai teologi tutto lo spazio per giustificare, senza scrupoli, le incapacità giuridiche della donna."
(Luisa Muraro, Guglielma e Maifreda, Storia di una eresia femminista, La Tartaruga Edizioni)
Nessun commento:
Posta un commento