Nei
comportamenti umani complessi, nella religione e nel rito la scena è
dominata dal processo primario. Il processo primario è quello che
Freud indica come inconscio. Qui non esiste negazione e il contesto
non è mai indicato. Le cose dette sono letterali. Inoltre, secondo Gregory Bateson, nel processo primario si sedimentano le regole con cui funziona la ragione. Ma abbiamo visto,
se non c'è contesto non c'è informazione. Uno schizofrenico vive in
una privazione di contesti, per questo non capisce se quello che gli
viene detto è amichevole o aggressivo, le cose per lui hanno lo
stesso tessuto dei sogni. Invece il linguaggio prevede che la lettera
abbia un suo contesto nella parola, la parola nella frase, la frase
nella proposizione e cosi via. Capire vuol dire non solo saper
leggere ciò che è scritto, ma anche il contesto comunicativo.
Insomma, se l'attore a teatro durante lo spettacolo grida al fuoco,
non bisogna correre subito con l'estintore. Come mai i fraticelli
dell'Inquisizione corsero subito a dare fuoco? Perché il livello
primario, inconscio, prevalse su quello logico. I fraticelli nel
passaggio epocale temevano l'indifferenziato, la caduta delle
categorie logiche, il crollo del sistema così come lo avevano
ereditato, questo portò al collasso. La violenza vittimaria si
manifesta quando esplode la crisi, ciò che allora andò perso sono
le categorie culturali, e di conseguenza il contesto. Una perdita che
dette alla luce comportamenti schizofrenici, essi sono necessari per
rimettere tutto in gioco, sia l'apparato concettuale, sia le
categorie logiche. La schizofrenia ha questo, diciamo così, aspetto
creativo. Per limitarne la violenza è allora richiesta una valvola
di sfogo, la più immediata è l'individuazione di un colpevole, il
capro espiatorio. L'inquisizione trovò le streghe e il loro
circolare e più complesso modo di pensare.
A questo percorso ora ne affianchiamo un altro, che parte da punti
diversi ma che vedrete come miracolosamente poi si innerva sullo
stesso tipo di descrizione. Iniziamo così il primo di tre
incontri su due testi di Ivan Illich. Quello che inizieremo ad
affrontare oggi è intitolato 'Il genere e il sesso'. Mostra come si
costituisce la normatività neutra che definisce lo statuto della
donna come secondo sesso, così la definizione della Beauvoir,
invisibile proprio perché neutro, seguendo la definizione di altre
femministe, in particolare la Irigaray. Il fatto quindi che l'analisi
sia sviluppata da un filosofo non cambia i termini del problema. Di
fatto l'oppressione riguarda tutti, ma le donne la subiscono in
misura molto maggiore. Cosa determina questa condizione? Come si
forma questa situazione di maggiore violenza contro le donne? E'
stata sempre presente? Per Ivan Illich il momento in cui si forma il
passaggio dal genere al sesso identifica il salto ad una economia
capitalista che porta in sé questa nuova forma di dominio. Nelle
economie precapitaliste ancora il genere prevaleva. Il momento in cui
si rovescia il genere e si afferma il sesso per Ivan Illich coincide
con la fine del medioevo. La caccia alle streghe ne definisce il
momento apicale. Come funziona l'economia secondo Illich? Bene,
vedremo in modo particolareggiato questo tipo di analisi. Ivan Illich
è uno studioso assolutamente geniale e multiforme. Si occupa di
cristallografia, cioè, come gli atomi si dispongono nei cristalli,
poi di istologia, l'analisi dei tessuti, conosce una decina di
lingue, si laurea in filosofia e in teologia. A 30 anni diventa vice
rettore all'Università di Porto Rico. In quel periodo il Cidoc
(centro interculturale di documentazione) da lui fondato si scontra
con l'Opus Dei. A questo punto esce dalla Chiesa accusandola di
essere inquisitoria. Segue un nomadismo tra diverse università
internazionali dove tiene i suoi corsi, tra l'altro alla fine della
sua vita occupa la cattedra di Jaspers a Oldburg in Germania. Secondo
Illich la società industriale crea due miti, il primo riguarda
l'ascendenza sessuale, il secondo attiene alla sua traiettoria verso
l'uguaglianza. Questi due miti intende smascherare come menzogne.
Individua quindi nel capitalismo maturo la società della scarsità.
A questa condizione contrappone il regime del genere. Il sesso così
come è espresso nel pensiero cattolico diventa appunto universale,
servirà a polarizzare le forze del lavoro, la libido, la personalità
o l'intelligenza degli esseri umani e impone una diagnosi delle
deviazioni rispetto alla norma neutra e astratta dell'essere umano.
Il sesso è esprimibile in modo scientifico, cioè non ambiguo, il
genere invece indica una complementarità enigmatica e asimmetrica.
Soltanto la metafora può esprimerlo. Il passaggio dal dominio del
genere a quello del sesso costituisce il cambiamento senza precedenti
della condizione umana. Se il genere è ormai irrecuperabile, questa
non è una buona ragione per non capire la sua scomparsa e attribuire
al sesso anche ciò che accadeva nel passato, non comprendere,
insomma, le degradazioni che questo passaggio ha inflitto alla
convivenza sociale tra uomini e donne. Illich dichiara più volte che
non ha formule per il futuro, non ha soluzioni da proporre, tuttavia
che il presente e il passato debbano essere illuminati in modo corretto
è fuori di qualsiasi dubbio. In che cosa si evidenzia questa
condizione sempre più degradata? Ad esempio, nel fatto che non
esiste economia dove le donne siano considerate uguali agli uomini.
Di ciò che l'economia può spartire le donne ricevono sempre meno.
Oggi sempre di più è documentato in modo preciso questo
sfruttamento sessista e la sua ingiustizia. Così i riformatori
progressisti, Onu, Consiglio mondiale delle chiese, dei governi,
delle università, svolgono una attività che sta prosperando. Dopo
la difesa del proletariato e dei sottosviluppati ora tocca alle
donne. Il fatto è che il sistema economico capitalista è
intrinsecamente sessista. Il capitalismo e l'economia basano i loro
postulati fondamentali definendo una scienza dei valori in condizioni
di scarsità. La tesi di Ivan Illich è questa: ogni volta che
avviene lo sviluppo economico viene meno il genere vernacolare e il
sistema prospera basandosi sullo sfruttamento del 'sesso economico'.
In questa condizione alle donne tocca nel migliore dei casi una
subordinazione maggiore, nel peggiore una sorta di apartheid. La
parola d'ordine del mondo economico così è l'uso di un linguaggio
neutro e sessista. Pensare il genere che è duale nelle condizioni in
cui il linguaggio invece è neutro non è facile. Il linguaggio
industrializzato ha sviluppato una serie di parole chiave tramite cui
si è imposto. Le parole chiave non vanno confuse con i termini
tecnici. Automobile e jet sono parole tecniche. Il termine trasporto
invece è una parola chiave, non si limita a indicare un oggetto ma
indica un bisogno fondamentale. La somma delle parole tecniche e
delle parole chiave sopraffà il linguaggio vernacolare con una sorta
di creolizzazione tecnologica. Nelle lingue moderne le parole chiave
sono forti, persuasive e d'uso comune. Famiglia, uomo, lavoro sono
alcuni termini che pur antichi hanno assunto nuovo significato. Altre
di conio recente e nate in modo specialistico si sono poi diffuse nel
linguaggio quotidiano indicando una vasta area di concetti e di
esperienze. Alcune di queste parole sembrano forgiate dal senso
comune. Ad esempio ruolo, sesso, energia, produzione, sviluppo,
consumatore sono esempi tra i più conosciuti. Ogni lingua moderna ne
ha a disposizione un certo numero per presentare la sua particolare
visione della vita sociale. Peccato che l'insieme delle parole chiave
è omologo in tutte le lingue industrializzate moderne, e la realtà
che esse interpretano sia la stessa sostanzialmente dappertutto: 'Le
stesse autostrade che portano agli stessi edifici destinati a scuole
e uffici all'ombra delle stesse antenne televisive trasformano in una
monotona uniformità paesaggi e società dissimili. Analogamente, i
testi dominati dalle parole chiave sono facilmente traducibili
dall'inglese in giapponese o in malese. I termini tecnici universali
che sono diventati parole chiave - come istruzione, proletariato e
medicina - significano la stessa cosa in tutte le lingue moderne.' (Ivan
Illich, Il
genere e il sesso. Per una critica storica dell'uguaglianza,
Mondadori.)
A
questo punto Ivan Illich dice in cosa consiste la differenza tra la
parola vernacolare e quella che definisce industriale, cioè la
nostra 'madrelingua'. La differenza consiste in questo: il
vernacolare è la parola che attraverso i rapporti quotidiani esprime
il proprio pensiero, si impara a poco a poco nei rapporti con le
persone più vicine, la 'madre lingua' è invece insegnata dai
professionisti assunti per parlare a noi e a nostro nome. Le parole
chiave sono caratteristiche della lingua madre insegnata. Le parole
chiave riescono a reprimere il vocabolario vernacolare perché sono
più efficaci sia per la standardizzazione del vocabolario sia per le
regole grammaticali. Esse, proprio tramite una parvenza di senso
comune, spalmano una vernice pseudovernacolare sulla realtà
artificialmente costruita. Se il vernacolo è legato al territorio e
rappresenta, per dirla con Deleuze, la lingua minore, quella che
riconosce la naturale differenza dei generi e che si struttura con le
tecnologie che rispettano questa divisione, invece il pseudovernacolo
costruisce una realtà industrialmente artefatta e poi assume una
falsa posizione naturale. Nel caso della lingua madre prima viene la
tecnica poi la lingua, anche per questo essa è neutra. Parlare di
questa condizione evitando le parole chiave e tecniche della lingua
madre è una sfida difficilissima. Il ghetto in cui ci troviamo è
che non si possono usare le parole con la risonanza tradizionale del
vernacolo e insieme il nuovo senso sessista. Gli amici tentarono di
dissuadere Illich dall'affrontare questa ricerca, perché non aveva
molto senso che un uomo si occupasse di tematiche femministe. Essi
d'altronde sognavano un mondo neutro, senza ruoli obbligatori, un
sogno di sinistra in cui i soggetti fossero tutti ugualmente umani.
Un sogno futurista di una società moderna in cui tutto gli uomini
fossero plasmabili e le loro scelte di fare il dentista, il
protestante, il manipolatore di geni, avessero tutte uguale dignità.
Il fatto è che la visione di Illich sulla discriminazione sessuale
buttava all'aria tutti quei sogni. Perché i desideri che stanno
dietro a quei sogni sono tutti determinati dalla stessa sostanza
neutra che l'economia impone. La società industriale neanche
esisterebbe senza questo presupposto unisex che significa che tutti,
maschi e femmine, siamo predisposti per lo stesso lavoro, percepiamo
la stessa realtà e in fondo condividiamo gli stessi bisogni. La base
da cui si parte è la scarsità delle risorse. Ma essa non avrebbe
senso se non ne seguisse che tutti possono procurarsi allo stesso
modo tali risorse con il lavoro. Accettata la scarsità la condizione
unisex si diffonde. Ogni istituzione moderna dal sindacato alla
scuola fino alla famiglia e al tribunale diffondono questa idea della
scarsità e disseminano la buona novella unisex che ne è l'elemento
costitutivo. Per questo gli uomini che non hanno mai avuto bisogno
dell'istruzione per diventare adulti, ora ne hanno bisogno. Nelle
società tradizionali maturavano senza rendersi conto della scarsità.
L'istruzione insegna invece che c'è scarsità di istruzione e dunque
è necessario fornirla in modo neutro, cioè a tutti. Le istituzioni
economiche allora si fondano sulla scarsità di valori neutri
necessari per fare competere uomini e donne. Ciò che Karl Polanyi
definisce lo sradicamento della economia di mercato antropologicamente per Illich è il passaggio dal genere al sesso.
Inesorabilmente l'economia trasforma i due generi radicati nella
cultura sradicandoli e indirizzandoli verso questa neutralità. La
discriminazione della donna sarebbe stata più difficile senza questo
passaggio, che ha abolito il genere e costruito il concetto sociale di
sesso. Se questo è vero, cioè che lo sviluppo economico passa
irrimediabilmente dalla distruzione del genere per unificarlo in
questa concezione sessista, allora lo sviluppo porta
irrimediabilmente verso l'aumento della oppressione del secondo
sesso. Per questo sarebbe necessaria una marcia indietro. La mancanza
di sviluppo porterebbe a una maggiore attenzione alle differenze e
alla discriminazione. Tre ragioni porterebbero a considerare uno
sviluppo negativo: le condizioni ambientali, la contro produttività
paradossale e il sessismo. Coloro che volevano che Illich
abbandonasse questa ricerca ne temevano proprio questi esisti, perché
mettono in pregiudizio il loro sogno di sviluppo accompagnato
dall'eguaglianza. La pace tra uomini e donne richiede invece il
contrario, la contrazione e non l'espansione della economia. Non
possono la volontà, la legislazione, le lotte, la tecnica ridurre lo
sfruttamento sessista della società industriale. Non si tratta di un
eccesso di machismo nella società industriale a determinare questo
condizionamento del secondo sesso. Ovunque l'istanza della parità
dei sessi abbia avuto ascolto e applicazione ha lasciato invariato
o addirittura peggiorato il destino delle donne. Questo ideale soffre
la stessa sorte dell'ideale per cui i paesi del sud e del nord
diventeranno uguali. Possiamo solo rovesciare il problema. Una
contrazione dello sviluppo è l'unico modo per andare verso una
società meno sessista. Una economia industriale senza gerarchia
sessista è inimmaginabile quanto una società preindustriale senza
generi; cioè senza una netta divisione di ciò che fanno, che dicono
e vedono uomini e donne. Entrambe sembrano utopie. Ma la riduzione
del nesso monetario, cioè della produzione di merci e insieme della
dipendenza da queste merci attraverso il denaro, non appartiene al
regno della fantasia. Il ripiegamento è l'unica alternativa
all'orrore, ma anche chi condivide ritiene impossibile questa scelta. Eppure questa, secondo Illich, è l'unica politica che può riportare giustizia
tra i paesi poveri e quelli ricchi, portare un maggiore equilibrio
sostenibile e la pace tra i popoli.
Il
regime del genere vernacolare è il meccanismo che pone uomini e
donne nella condizione di impedir loro di dire, fare, desiderare o
percepire la stessa cosa. Invece il sesso economico tende al fine
illusorio di una uguaglianza economica, politica, giuridica o sociale
tra uomini e donne. In questo secondo caso l'uguaglianza è
naturalmente assolutamente immaginaria. Questo saggio, dice Ivan
Illich, ha così la forma di un bilancio conclusivo dell'era
industriale e delle sue chimere. Vedremo di seguito ciò che è stato
distrutto da questa era. Il passaggio di usi civici in risorse ha
reso possibile questo passaggio. Non abbiamo niente da scoprire sulla
discriminazione economica, quindici anni di femminismo hanno messo in
chiaro tutto. Possiamo però chiarire alcune questioni fondamentali:
il fatto cioè che esistono tre registri differenti tramite cui si
effettua l'oppressione.
'Qualsiasi economia fondata su scambi formali tra produttore e
consumatore di merci e/o servizi si suddivide per prima cosa tra un
settore documentato dalle statistiche e un settore che le statistiche
non documentano - i settori della discriminazione "documentata"
e "non documentata" contro le donne nei luoghi di lavoro. E
poi esiste sempre un'altra economia, che è l'ombra della precedente
e che costituisce il terzo settore di"discriminazione"
contro le donne: quella vigente nel sottobosco del"lavoro
ombra". (Ivan Illich, Il genere e il sesso. Per una critica storica dell'uguaglianza, Mondadori.) Nella economia ufficiale Illich mostra i grandi
cambiamento avvenuti, nel 1880 negli Stati Uniti solo il 5% lavorava
fuori casa e lo faceva mediamente nella vita per soli 5 anni. Oggi,
cioè nel 1980, il 42 % lavora fuori casa per almeno 28 anni. La
legge impone di aprire tutte le professioni alle donne, anche le
carriere che prima di quelle leggi non erano consentite. Oggi metà
delle donne sposate trae un reddito dal lavoro, nel 1880 solo il 5%.
Allora il 15% della manodopera era femminile oggi il 42%. Tutti
questi dati che apparentemente paiono andare verso un miglioramento
della eguaglianza, se poi sono confrontati con l'elemento principale
mostrano la loro falsità, perché le donne hanno sempre un magico
numero ad accompagnarle, guadagnano sempre mediamente i tre quinti
dello stipendio di un uomo. Né l'accesso all'istruzione, né i
provvedimenti legislativi, né la retorica rivoluzionaria (politica,
tecnologica o sessuale) hanno modificato l'inferiorità della donna
confronto all'uomo relativamente ai guadagni. Quelli che appaiono
come progressi al contrario estendono ad una popolazione femminile
infinitamente più grande la discriminazione. Il reddito attuale di
una donna laureata è paragonabile a quella di un uomo con il diploma
superiore. Dunque, Illich si trova di fronte a dati che lo lasciano
senza parole allo stesso modo in cui si troverà studiando i dati
relativi alla medicalizzazione della società, qui si renderà conto
che la vita di un uomo confronto al passato non si è allungata di un
cm. Ma la consapevolezza che denaro, chirurgia, chimica e buona
volontà sono impotenti contro la morte è una cosa che viene tenuta
nascosta nella nostra società. Così come sono state eliminate la
polio e la difterite, altrettanto non si escludono le ragazze dalle
scuole elementari e medie. Abbiamo le cinture di sicurezza e i
monitor televisivi che proteggono dallo stupro, così come abbiamo
programmi di assistenza ai poveri e ci sono borse di studio per
portare le donne al vertice. Ma è deprimente vedere come tutti
questi programmi non abbiano allungato la vita media dell'adulto e
neanche la differenza salariale tra i sessi. Ciò che pone in
evidenza la ricerca di Illich è che le medesime condizioni sono
condivise nei paesi socialisti e capitalisti, scintoisti, cattolici o
protestanti, latini e anglosassoni, ricchi e poveri, le donne
dappertutto ricevono più o meno lo stesso tipo di maltrattamento. Lo
schema che le esclude dalle remunerazioni privilegiate è più
uniforme che per i neri, i portoricani, i malesi e i turchi. Inoltre
la discriminazione nell'economia emersa è minore. Gli economisti
non tengono conto di quanto invece sia massima in quella sommersa. Quindi ci sono una serie di attività escluse dalla statistica
economica. Questa economia non ufficiale ha una dimensione
difficilmente misurabile. Consiste in gran parte di compra-vendite
non ufficiali, di scambi o di favori pagati in contanti, di cose
insomma che sfuggono all'esattore delle imposte. In Jugoslavia una
visita medica richiede sempre il dono di un pollo. In Russia la
maggior parte delle derrate alimentari proviene dal mercato nero, ma
anche i libri circolano clandestinamente e li diffondono i loro
autori. Negli Stati Uniti questo mercato oscuro appartiene al
coltivatore di marjiuana della California che miete e vende raccolti
da milioni di dollari, ma anche all'importatore di eroina afgana e
naturalmente al poliziotto che figura nelle loro buste paga. Poi c'è
l'immigrato clandestino che raccoglie uva, l'avvocato a cui tagliamo
l'erba e ci evita che la casa costruita abusivamente sia tirata giù,
ma anche il meccanico che aggiusta il carburatore al ragioniere che
poi gli compila la dichiarazione dei redditi. Tutte queste
transazioni sono economia sommersa. A volte sono legittime altre
criminali. Per entrambe le parti sono a volte vantaggiose, oppure un
autentico sfruttamento di una delle parti sull'altra confronto alle
attività ufficiali. Ma sono comunque scambi di moneta, di servizi,
prodotti e valuta che seguono il modello di mercato. La dimensione
della economia sommersa è confronto al prodotto nazionale
sicuramente rilevante. Tutta questa fervorosa attività dà origine a
una forte evasione fiscale. Nel 1976 Washington calcola che
l'evasione dei cittadini e delle Corporations era pari a 135 miliardi
di dollari. Dati che sono calcolati solo per la pura evasione e non
per i trucchi fiscali che ammontano a una somma similare. Dunque
quando pensiamo che negli Stati Uniti l'evasione non esiste è solo
un mito. Addirittura sembra, secondo Illich, che l'economia sommersa
si sviluppi in modo molto più rapido di quella ufficiale. 'E
mentre nell'economia ufficiale, tassata e contemplata dalle
statistiche, la manodopera è in gran parte impegnata nella creazione
artificiale di uno pseudolavoro e nella produzione di merci inutili,
servizi non richiesti, futili controlli sociali e costose
intermediazioni economiche, l'efficienza reale dell'economia sommersa
è in media molto più alta. E' questa fiorente economia la ragione
che ha permesso a paesi come l'Italia di sopravvivere per dieci anni
mentre gli economisti prevedevano con sicurezza una bancarotta
imminente, e ai popoli dell'Europa orientale di reggere a livelli
teoricamente impossibili di cattiva amministrazione.' (Ivan Illich, Il genere e il sesso. Per una critica storica dell'uguaglianza, Mondadori.) Ciò
che sta dicendo Illich è che questa economia esiste in misura enorme
ed è necessaria perché è funzionale a quella emersa che altrimenti
non reggerebbe essendo meno efficiente. Tutto il denaro che circola è
composto implicitamente da questa economia sommersa anche se non si
può misurare. Per questo non si può dire che il suo valore si regge
al 50% su attività illegali. In questo mondo sommerso alle donne
rimane solo il peggio. Perché nell'economia ufficiale si devono
rispettare regole che nella sommersa non esistono. Ma sia i lavori
sommersi sia quelli domestici danno un contributo fondamentale allo
sviluppo del PNL. Le donne sono perfettamente consapevoli che a loro
sono precluse le attività nel mondo sommerso, esclusa la
prostituzione e i servizi relativi ai lavori domestici, e per quanto
riguarda questa voce, secondo Illich, sono semplicemente schiave. Le
analisi femministe hanno così posto in chiaro come le donne sono
discriminate sia nella economia emersa che sommersa, inoltre sono
obbligate nel tempo libero a sbrigare altri lavori economicamente
rilevanti senza alcun reddito. Dunque le donne dall'ottocento ad oggi
sono maggiormente arruolate dalla economia, ma sempre in modo più
discriminatorio. Inoltre, sono anche obbligate a lavorare
gratuitamente, dice Illich, eseguendo mansioni che prima non
svolgevano. Quello che oggi è il lavoro domestico una volta le donne
non lo facevano. Ma la donna moderna fatica a credere che la sua
antenata non fosse costretta a lavorare per l'economia sotterranea.
'La caccia ai dissidenti di ogni genere sloggiò gli antichi Dei dai contrafforti e dalle nicchie dove, per generazioni, avevano montato la guardia alle convenienze sotto la protezione della fede cattolica. I draghi e i coboldi, i basilischi e i selvaggi, furono cacciati dalle navate con il passaggio dalla architettura romanica alla gotica. Non c'era spazio per loro tra i fitti, stretti e aguzzi pilastri. Continuarono però come pipistrelli, a rimanere aggrappati all'esterno della chiesa per un altro secolo e più. In forma di 'gargouilles', sporgevano nel vuoto come se stessero per spiccare il volo, e contemporaneamente versavano acqua dalla brocca o dall'inguine. I teologi totalmente presi dalla coscienza, non potevano più benedirli. Con l'avvicinarsi del Rinascimento, gli uomini colti cominciarono a vedere in questa folla arlecchinesca emblemi, simboli e tipi cabalistici. Poi le 'gargouilles' spiccarono davvero il volo, e nei tre secoli successivi vagarono per la campagna come creature che non si erano mai viste prima: santi spretati, martiri col piede caprino, draghi con le ali mozze. Si comportavano come branchi d'animali addomesticati tornati allo stato selvaggio, come gati randagi in una città devastata dalla guerra. Questi strani spiriti fecero nascere un nuovo tipo di sacerdote, chiamato generalmente strega.' (Ivan Illich, Il genere e il sesso. Per una critica storica dell'uguaglianza, Mondadori.) Gli antichi dei pagani divennero i nuovi diavoli cristiani.
Ecco dunque il cambiamento che la caduta simbolica accompagna. Il cambiamento dal genere al sesso. Mi ha impressionato scoprire in Illich un testo simile e parallelo al percorso che abbiamo seguito sul pensiero delle donne. Mi impressiona anche vedere la prossimità tra l'analisi di Illich e quella di Foucault. Quest'ultimo indica nella sua analisi 'La follia nell'età classica', nell'età cioè del cambiamento, un percorso parallelo. Cosa mostra Foucault? Una inclinazione a internare i folli e tutti coloro che possono essere considerati esclusi dalla ragione. E' lo stesso movimento che porterà le streghe a diventare isteriche. Ciò che è fuori dalla ragione è rimarcato, espulso o internato proprio per la sua improduttività. La questione è il lavoro e l'eccedenza. Ma nell'età classica non si punisce più tale improduttività con il rogo, si viene semplicemente richiusi nelle cittadelle della riforma morale, qualcuno ne può venire rieducato. Insomma, la virtù va affermata con le leggi dello Stato. Le mura dell'internamento così rinchiudono il negativo della cittadinanza morale, che è poi il sogno della nuova borghesia. Questo sogno si realizza con l'allontanamento di tutti coloro che si mostrano asociali con la benedizione della nuova scienza. In questa nuova condizione la scienza prende il posto dell'inquisizione e il collasso simbolico finisce. La scienza riconosce che la magia, la stregoneria, la divinazione, l'alchimia creano solo illusioni, i loro autori non sono più da mandare al rogo, cioè, da dove proviene il demonio, nelle fiamme dell'inferno, bensì in case di cura. Così nell'arco di 5 secoli sotto il profilo dell'immaginazione dal 'Malleus Maleficarum' si torna al 'Canone Episcopi', questo avviene attraverso la scienza. Questo passaggio lo descrive sia Luisa Muraro che Ivan Illich. Inoltre la stessa traiettoria, seppure non è stata ancora da noi affrontata, la troviamo nel testo di Foucault sulla follia, quindi anche il filosofo francese è nella medesima direzione. Passiamo allora a vedere più da vicino il pensiero di Illich sulla scienza, in particolare proprio sulla medicina. 'Nemesi medica' è il testo che affrontiamo. Il sottotitolo recita: 'L'espropriazione della salute'. Il saggio inizia così: 'La corporazione medica è diventata una grande minaccia per la salute. L'effetto inabilitante prodotto dalla gestione professionale della medicina ha raggiunto le proporzioni di un'epidemia'. Illich prosegue invitando a una discussione pubblica in cui sia posta al centro la pandemia iatrogena (da Iatros e Genesis, cioè medico e origine), o meglio il medico come origine della malattia. Cioè il danno paradossale provocato dalle cure. Si tratta in questo caso di demistificare tutto ciò che riguarda la medicina. Questo atteggiamento non può essere che di aiuto per la collettività. Innanzitutto va detto che il tempio di Esculapio, figlio di Apollo e Arsinoe oppure Coronide, è lo stesso per tutti. Sia a destra che a sinistra. Così nel moderno capitalismo statunitense come nella socialista Unione Sovietica. Con risultati simili tutta la medicina si muove nella stessa direzione, nei paesi ricchi e a seguire in quelli poveri. Cioè, a livello mondiale. Ciò che Illich chiede è allora una valutazione politica della efficacia medica. Dunque la guarigione dal morbo iatrogeno, il danno provocato dalla medicina, è il compito che si assegna Ivan Illich, e questo, dice, è un compito politico. Pensiamo come funziona la cultura, essa richiede partecipazione, il senso non sta altro che nella condivisione collettiva che lo effettua. Il senso che ha la medicina è effettuale, cioè si effettua tramite le istituzioni che ne misurano la condivisione. D'altronde un medico per essere tale deve essere dall'istituzione confermato. Gli uomini fanno uso di quel senso, diciamolo alla Wittgenstein, inoltre, diciamolo con Foucault, gli assegnano potere condividendone gli esiti. Questo movimento comporta il trasferimento ai medici del diritto esclusivo che stabilisce 'cosa è la malattia, chi è o può diventare malato e che cosa occorre fargli'. Ciò porta alla fornitura di una massa illimitata di prodotti che rischia di distruggere le condizioni ambientali e culturali necessarie perché la gente viva una vita di costante guarigione autonoma. Questa è la tendenza che occorre rovesciare. I limiti da imporre alla medicina non possono essere determinati in modo autonomo dai professionisti. Dunque, non può provenire dagli Ordini medici, sarebbe solo una illusione. Il potere professionale è sempre il risultato di una delega politica che viene decisa dalla borghesia universitaria. Non possono quindi gli stessi che concessero tale delega poi metterla in questione. Solo un riconoscimento popolare della sua iniquità può invalidarlo. Illich dice che l'automedicazione della medicina non può che fallire. L'intensità con cui si è perseguita in questo secolo l'ingegnerizzazione dell'assistenza sanitaria ha portato alla condizione di generare patologie riducendo gli uomini a oggetto di manipolazioni tecniche. Salute, secondo Illich, non è altro che la condizione per cui gli individui riescono a regolare i loro stati interni confronto alle condizioni ambientali in cui vivono tenendogli testa. Quando l'ambiente e la cultura provocano condizioni di vita per cui la salute è percepita come una condizione autonoma e responsabile, allora si crea una fiducia per cui ciascuno è in grado di far fronte alle inevitabili situazioni di difficoltà che vivere comporta. Comprendiamo allora come al contrario la delega sposti tale autonomia dagli individui all'esterno, la regolazione in questo caso diviene eteronoma. Tale spostamento non può che portare a un peggioramento delle possibilità di cura. L'omeostasi, cioè la stabilità interna dell'organismo, in tal caso è non più autonoma ma sottoposta ad un controllo esterno. La minaccia della medicina per la gente è in questo senso evidente. Il grande sforzo istituzionale in questo caso si trasforma in qualcosa di controproducente. Lo stesso vediamo accadere con il traffico, quando aumenta via via andiamo più piano. Anche con la comunicazione, se aumentano gli strumenti aumenta la confusione, nell'istruzione, se aumenta la competenza tecnica via via aumenta anche l'incompetenza generale, cioè, sappiamo sempre di più su sempre meno (vedi Morin). La iatrogenesi è allora la manifestazione medica della contro-produttività specifica alla salute. Tale condizione è un indicatore negativo della diseconomia prigioniera del sistema economico che la produce. La medicina patogena è così il risultato di questa diseconomia contro-produttiva. Solo salvaguardandosi reciprocamente le persone possono eliminare l'assoggettamento tecnologico riducendo le diseconomie. Bisogna per questo riconoscere che è l'intero sistema capitalista a produrre tali condizioni. Di questo sistema la tecnologia è fedele ancella. Insomma, il superamento del punto critico porta ad una espropriazione che anziché potenziare le individualità le rende impotenti, rafforza solo la crescita industriale. La medicina, secondo Illich, serve a convincere chi è disgustato da questa società a considerarsi malato lui stesso. Da questo dato di fatto ne segue che le guarigioni dovute alla medicina, come poliomielite, difterite, tubercolosi, o la scoperta di antibiotici in grado dopo poche somministrazioni di guarire polmonite o sifilide, danno l'impressione che si muore ormai solo di vecchiaia o per violenza, incidenti, suicidi, ma questa è solo una mitizzazione. Così tutti noi crediamo che buona parte dei nostri conoscenti siano vivi e vegeti grazie alla medicina. Veramente non esiste alcuna prova di un rapporto diretto tra la mutazione della patologia e il così detto progresso della medicina. Al contrario invece il nuovo fardello di malattie cui incorrono i malati non è che il risultato di interventi effettuati a loro beneficio. I mutamenti invece sono variabili dipendenti di trasformazioni politiche e tecnologiche che si riflettono in ciò che i medici dicono e fanno. Perciò secondo Illich l'efficacia della medicina è soltanto una illusione. Se si studia la struttura della morbosità nell'ultimo secolo ci rendiamo conto che i medici non hanno influito più di quanto non accadesse con i preti nei secoli precedenti. Le epidemie andavano e venivano senza essere impressionate né dai medici né dai preti. Gli scongiuri negli altari o i riti celebrati nelle cliniche mediche avevano la stesa efficacia. Se riconoscessimo questo fatto faremmo un salto in avanti enorme. Le malattie infettive sono la cartina tornasole di come sono andate realmente le cose nel Novecento.
Molti semplici espedienti e miglioramenti sotto il profilo igenico come il trattamento dell'acqua potabile, la contraccezione, la vaccinazione antivaiolosa, l'uso del sapone e delle forbici da parte delle ostetriche, l'utilizzo di sostanze antibatteriche o insetticide, tutte operazioni che medici coraggiosi e non conformisti avevano compreso, eppure forbici, preservativi, sapone, pinze, aghi, vaccinazione, preparati per spidocchiarsi non sono per forza da considerare strumenti medici. In realtà solo il fatto che queste pratiche si sono diffuse a livello popolare ha comportato tali miglioramenti. A differenza di queste pratiche non professionali quelle più specificamente mediche non mostrano una correlazione così certa con il calo della morbosità.
Franco Insalaco
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