I risultati del voto nelle “local
elections” britanniche di giovedì scorso (4 maggio2017) mostra una
vittoria schiacciante dei Tories di Theresa May, che hanno
conquistato anche seggi storicamente governati dai Labours. Se siamo
al bar e commentiamo sorseggiando un cappuccino possiamo ben dire che
i Conservatori si affermano come il primo partito britannico, che
probabilmente la May stravincerà nelle politiche di giugno, che la
campagna anti-Ue paga, che la gente è stanca della sinistra e dei
suoi ideologismi, che l'Europa sta andando a destra, eccetera
eccetera.
Siccome stamattina non sono andata al
bar e invece mi son messa a guardare i giornali online, ho avuto
l'impressione che si possa fare anche un altro discorso leggendo bene
l'informazione. A dire il vero scovare notizie precise,
circostanziate e sostanziali, anche sui quotidiani più accreditati,
è molto difficile, un lavoro di esplorazione che richiede sforzi
certosini. Alla fine qualche informazione in più salta agli occhi.
Per esempio. Cosa indica questo voto
sotto un profilo culturale? Si votava in comuni al di fuori
delle grandi metropoli e per alcuni consigli sovracomunali guidati
dal cosiddetto “metro mayor”, delle unità amministrative a metà
fra le nostre provincie e le unioni di comuni. A parte (leggo) la
Greater
Manchester e la Liverpool City Region, le
grandi città non erano coinvolte. Verrebbe da dire che la tendenza
alla 'conservazione' è più forte nelle aree extra-urbane e i
meccanismi legati alla paura, così diffusi in quest'epoca di
incertezza economica, rimessa in discussione delle scale valoriali
occidentali, crisi identitarie, emergenze, urgenze di ordine e
legalità, hanno lì più presa.
E poi. Quanto rappresentativo è questo
voto del sentire della maggioranza dei britannici? Ho faticato
a scovare le percentuali. Finalmente – e sapete dove? Sul francese
Le Monde! - ho trovato che ha votato il 36% degli aventi
diritto, quando è andata bene, e in alcuni casi meno del 30%. Il
World Socialist Web Site (ahimè sì, ancora quei maledetti
comunisti...) inizia l'articolo sottolineando che le elezioni “sono
state caratterizzate da un astensionismo diffuso, dato che solo circa
un terzo degli aventi diritto è andato a votare”.
Ora, quando i Tories cantano vittoria –
chissà perché certe volte le amministrative sono lo specchio della
situazione politica nazionale e certe altre no – stanno in realtà
brindando perché la maggioranza dei britannici non va a votare. E la
stampa (o noi al bar) che conferma la virata a destra sta in realtà
legittimando i dispositivi di una democrazia che non rappresenta più
nessuno.
Da donna di sinistra, non sono
disperata per il risultato delle amministrative del Regno Unito. Sono
più rattristata da questa democrazia monca e di facciata nella quale
l'astensionismo non ha peso rappresentativo, nella quale la politica
non ha compreso che, se non andiamo a votare, è per eccesso di
coscienza e responsabilità, e non il contrario. Che se la (molti di)
sinistra non va a votare qualche ragione l'avrà. Democrazia compiuta
è quella che, nei suoi apparati e meccanismi di rappresentanza, sa
in qualche modo dar loro voce. Se no i fascismi continueranno a
vincere senza vincere, cioè vincere facile.
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