Il 31 marzo di quest’anno è uscito Chissenefrega degli anni Ottanta di Sabina Macchiavelli e il 28 aprile è uscita la ristampa aggiornata di Funerale dopo Ustica di Loriano Macchiavelli. Entrambi i romanzi (pubblicati da SEM) sono ambientati negli anni Ottanta. Funerale dopo Ustica racconta il periodo passato alla storia come gli anni della strategia della tensione e gli anni di piombo, in particolare fra la fine dei ’70 e l’inizio degli ’80. L’epoca in cui gruppi eversivi di destra e di sinistra hanno messo in atto un piano eversivo contro l’istituzione repubblicana. Con le violenze di piazza e la lotta armata aveva avuto inizio, alla fine del decennio precedente, il periodo drammatico del terrorismo.
Chissenefrega
degli anni Ottanta narra il ‘dopo’, una volta conclusa
la parabola della violenza, il periodo a cavallo fra l’’80 e il ’90. A noi autori
la coincidenza è sembrata emblematica, ci siamo posti alcune domande e ne è venuta
fuori un’intervista incrociata: un dialogo fra generazioni e fra modi di
scrivere.
Ci siamo chiesti, per esempio, quali analogie
ci siano fra gli anni Ottanta di un uomo che allora era sui cinquanta e quelli
di una ragazza di venti. E soprattutto se ci siano analogie o piuttosto
contrasti.
SABINA:
Sembra quasi che non sia lo stesso mondo. Quello
di Funerale dopo Ustica è all’inizio
del decennio, in un’Italia travagliata da avvenimenti drammatici. Chissenefrega degli anni Ottanta vede il
passaggio del decennio attraverso gli occhi di una giovane che costruisce la
propria identità adulta viaggiando fra Gran Bretagna, Francia e Olanda, a
contatto coi cambiamenti che hanno plasmato l'Europa come oggi la vediamo.
L’Italia è un pezzetto di questa Europa che pare lasciato ai margini dei grandi
movimenti sociali e culturali attraverso cui il neoliberismo si è aperto la
strada cancellando le differenze, per invitare tutti a pensarla allo stesso
modo. Sandra, la protagonista, aveva quindici anni al momento della Strage di
Ustica. Non so che cosa se ne ricordi, che cosa ne abbia pensato. So per certo
che di quell’epoca di golpe e di bombe ha subito le conseguenze che per lungo
tempo hanno avvelenato l’Italia, travestite da età dell’oro e dell’abbondanza.
So per certo che a lei degli anni Ottanta fregava moltissimo. E forse ancora
oggi, quando nella mezza età ha deciso di scrivere questo libro, un po’
racconto di memorie, un po’ romanzo di educazione sentimentale.
LORIANO:
È vero. I due romanzi raccontano gli anni Ottanta
da punti di vista talmente diversi che non sembrano neppure gli stessi anni Ottanta.
E forse non lo sono. Funerale dopo Ustica
vorrebbe essere un romanzo che ricorda. Ricorda i servizi segreti deviati, le
mafie, i depistaggi, la massoneria e i traffici politici, la strategia della
tensione. Gli accordi fra politica e mafie e fra mafia e poteri economici,
occulti o palesi, conclusi nei grandi alberghi USA dove un noto ministro della
repubblica premiava un noto trafficante di banche come salvatore della lira. Lo
chiamavano il banchiere di Dio, come se Dio avesse bisogno di una banca. Finiva
la sua vita sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra, impiccato da chissà chi.
Ecco, Londra è il solo punto di contatto fra i due ‘anni Ottanta’. Funerale dopo Ustica si ricorda e ci
ricorda com’eravamo e, tragicamente, come siamo ancora. E sono passati invano
35 anni.
SABINA:
Anche le motivazioni che hanno ispirato i due romanzi sono diverse.
LORIANO:
Per quanto mi riguarda, la nuova edizione di Funerale dopo Ustica è uscita quest’anno
perché abbiamo ritenuto, l’editore e io, che si stesse affievolendo il ricordo
di un periodo che abbiamo il dovere di conservare. Diciamo che la letteratura
ha anche il compito di ricordare. In questo caso, Funerale dopo Ustica ci trascina dentro il clima dell’epoca che ha
insanguinato il paese fra il ’70 e l’’80 e diventa un termine che indica un
periodo storico particolarmente duro per tutti.
SABINA:
La differenza credo si collochi soprattutto sul
piano del ‘tema’ trattato. Mi sembra che si scriva sempre per ricordare, e per
far ricordare. Ma nel caso di Chissenefrega
degli anni Ottanta prevale l’aspetto culturale, sociale, e la ripresa in
soggettiva: lo sguardo impulsivo e in parte irresponsabile di Sandra ventenne e
quello riflessivo di Sandra nell’età di mezzo. L’aspetto politico, così vivo e
presente in Funerale dopo Ustica, il
suo nucleo generatore, si legge in filigrana nel mio romanzo. Soprattutto nella
parte londinese. Sandra incontra il mondo delirante della metropoli, un delirio
che seduce, con le sue contraddizioni sociali e architettoniche, le tentazioni
consumistiche, le trasgressioni comandate. I quartieri popolari, il pub crawl,
il Notting Hill Carnival, la psichedelia della Tate Gallery, la monumentalità
del Barbican Centre; e poi le audiocassette dei Roxy Music e dei Depeche Mode,
le gonne plissettate coi collant e i calzini, gli anfibi dalle stringhe
slabbrate. Costeggia la controcultura punk, l’universo del rave e il mito delle
nuove droghe. Ogni piccola scoperta un ‘evento’ che la turba e la seduce, facendole
dimenticare che tutto questo benessere e bel vivere ha un costo essendo
funzionale al sistema. Incontra la realtà della discriminazione e la lotta per
i diritti degli ultimi e solo a conti fatti, quando si appresta a scrivere il
libro, sguscia fuori il dubbio se non fosse anche questa possibilità di
‘giustizia finalmente’ una concessione innescata dal neoliberismo.
Si può dire che scrivere è un modo di portare
testimonianza, di un mondo e di un’epoca.
LORIANO:
Sono d’accordo. Infatti ho scritto Funerale dopo Ustica perché mi ha
colpito moltissimo la tragedia. Come mi hanno colpito la strage alla stazione
di Bologna, Brescia, la banca dell’agricoltura di Milano. Se fossi stato
pittore l’avrei dipinta; poeta, ne avrei tratto un poema; musicista, l’avrei musicata.
E c’è chi l’ha fatto. La prima edizione è del 1987 e cioè pochi anni dopo
l’evento, con il ricordo ancora vivo, le emozioni e il dolore ancora nel sangue.
Posso dire che è una testimonianza di chi ha vissuto da vicino la tragedia. Nel
mio romanzo la fantasia rasenta la realtà e a volte la inventa diventando
realtà. Com’è accaduto per alcune ‘fantasie’ che le ultime rivelazioni su
Ustica, sconosciute quando scrissi il romanzo nel 1987, hanno trasformato in
brandelli di realtà, allora solo immaginata.
E, a questo punto, mi piacerebbe sapere com’è arrivata a Sandra la ‘realtà’ di quel periodo.
SABINA:
Sandra in questo romanzo vive il ‘dopo’. Non ha
fatto caso agli eventi che attraversavano gli anni Ottanta, come non si fa caso
alla dimensione politica e sociale di quello che capita dentro il cerchio delle
nostre vite perché non si può mettere in prospettiva, è troppo vicino. Non ci
si fa caso perché mentre si vive non si ha tempo e non si riflette, si vive e
basta, soprattutto a vent’anni quando è tutto nuovo e tutto da provare, meglio
se fuori regola e un poco rischioso. Forse per uscire dalla regola e rischiare
qualcosa di più lei decide di lasciare l’Italia, che la politica delle stragi
aveva congelato insegnandoci a non azzardare troppo, soprattutto col pensiero.
L’Europa impazza lì intorno: crolla il Muro di Berlino, si sgretola l’Urss, la
Thatcher sale, l’edonismo piace e piace il mito della carriera, la sinistra
comincia la sua irresistibile discesa. Il piano sentimentale e quello politico
si mescolano nel corpo e negli occhi di Sandra ventenne, e Sandra adulta cerca
di ricostruirne l’intessitura, tenerne una traccia nell’unico modo che le
riesce possibile, la scrittura. E forse anche questo vuol dire ‘ricordare’.
Sabina
Macchiavelli, Chissenefrega degli anni
Ottanta, SEM, 2022
Loriano
Macchiavelli, Funerale dopo Ustica,
SEM, 2022
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