Una piccola nota di benvenuto

Cosa è un Giardino Filosofico? L'abbiamo immaginato come un luogo di incontro tra amici, in cui la filosofia è a casa. E' un poco epicureo, non sale verso le meteore, scende in terra tra le persone, appunto, in un piccolo giardino, a fare filosofia dove normalmente viviamo. L'Inventificio Poetico è, ispirandosi a Pietro M. Toesca, lo spazio delle invenzioni, quelle che rendono sensato vivere. Per sapere che al mondo il bene supera il male basta dire che siamo ancora vivi, altrimenti non saremmo più qui. Insomma, cerchiamo di alimentare questa differenza, in ciò consiste l'utopia del Giardino Filosofico e Inventificio Poetico, il cui sottotitolo è: "Volgere liberi gli occhi altrove".


mercoledì 5 dicembre 2012

XXXXII. Il pensiero lineare contro quello circolare.


Il rapporto tra parole e cose è in fondo la questione che la metafisica di Aristotele ritiene fondamentale. Non siamo più, dopo Aristotele, nella condizione filosofica indicata da Platone che credeva le idee e le cose essere separate, in due mondi differenti, le prime nell'iperuranio, le seconde nella realtà che ci circonda, le prime trascendenti, le seconde fra noi. La metessi platonica secondo cui le idee partecipano le cose di sé per Aristotele non era sufficiente. Per questo compie un ribaltamento del pensiero platonico, così salvandolo. Il fatto per Aristotele è che non sussiste questa divisione, non c'è un iperuranio dove l'anima prima di nascere partecipa del mondo delle idee ma le dimentica quando nasce e viene al mondo. L'anima è invece per Aristotele una tabula rasa. Le idee non sono nell'iperuranio ma dentro le cose, le idee
sono ciò che dà loro forma. Le idee sono l'energia che agisce nella materia, questa dapprima è grezza ma poi dinamicamente diviene e prende forma. La materia per Aristotele è la prima essenza, la seconda sono le idee. Temporalmente viene prima la materia, ma per validità sono prioritarie le idee. Siamo quindi nello stesso dispositivo platonico, seppure ribaltato. Le idee hanno comunque maggior valore della materia. Lo spirito prevale sui corpi. Il seme maschile è attivo, l'ovulo femminile è passivo. L'uomo è superiore perché più vicino alla spiritualità, la donna inferiore perché più prossima alla materia, matrice sarà chiamata nel medioevo la vagina. Insomma, tutti i caratteri di cui il femminismo accusa il pensiero maschile prendono subito corpo o spirito nella filosofia occidentale. Il bene per Platone è anche equiparabile ad un Dio, in fondo la filosofia è il passaggio per cui gli dei, le forze della natura, diventano concetti. Questo distingue la filosofia dalla religione. Nella metafisica non si parla degli spiriti come presenze, come i fantasmi dell'occultismo, ma di spiriti come idee, cioè concetti. Nella scolastica, lo abbiamo visto nella terminologia filosofica, il pensiero aristotelico passa nella nuova filosofia che ormai è diventata ancella della religione. I termini, cioè le parole con cui fare filosofia, rimangono uguali a quelli aristotelici. Con questa struttura ereditata dalla cultura greca si cerca di provare l'esistenza di Dio, questo il massimo esito del pensiero espresso nella scolastica dal suo fondatore, Anselmo da Aosta. Kant ne dimostrerà l'insensatezza. Nel frattempo Cartesio si era inventato il soggetto, 'Cogito ergo sum', per cui Kant con la critica mostrerà i limiti in cui incorre il soggetto quando pensa, non tanto praticamente ma con la ragion pura, lì si espone alla contraddizione. Per Hegel la contraddizione diventerà il motore con cui far girare la dialettica. Questi passaggi sono tutti rigorosamente pensati da filosofi uomini, dunque al maschile. Il soggetto è un soggetto maschile in cui l'altro è l'oggetto. L'oggetto, l'altro, è la donna in cui il soggetto può rispecchiarsi. Questo dice in sintesi Luce Irigaray. Se pensiamo ai processi alle streghe è inevitabile percepire come dietro alle false accuse che venivano loro fatte si nascondesse un acrimonia contro il loro sapere, un sapere che aveva una saggezza dalle origini antiche. La Muraro ne indica la genesi a partire dalla cultura pagana. Questa era sopravvissuta nelle donne poiché riconosceva loro una maggiore autonomia, una maggiore dignità, una sapienza che via via sarà sempre più negata dalla filosofia e dalle religioni monoteistiche. Insomma, non è un caso che i sacramenti siano tutt'oggi ancora un requisito che compete solo ai maschi. Durante il medioevo il riferimento religioso per la Chiesa era il Canone Episcopi, risale al 900. Esso recita per quanto attiene le streghe: 'Sono cose del tutto false, fantasie istallate nelle menti dei fedeli non dallo spirito divino ma da quello maligno.' Dunque, era un reato professarsi sapiente in certe cose, ma non dei più gravi, per cui la chiesa riteneva che se le streghe pensavano così lo facevano perché vittime dello spirito maligno che si installava nelle loro menti. Una rigorosa demarcazione del limite e della differenza tra fantasia e realtà era ancora presente. Lo straordinario è che quando inizia il processo che porta alla modernità, cioè, quando la ragione fa emergere le sue spiegazioni per sostituirsi al trascendente con la secolarizzazione, contemporaneamente accentua proprio il suo fanatismo ideologico. Il Malleus Maleficarum sostituisce il Canone Episcopi, per il Malleus le streghe fanno davvero ciò che dicono. Anche Pico della Mirandola seguirà con Stryx. Nel processo del 1390 a Sibilla e Pierina l'inquisitore fa l'accusa non solo di pensare quello che dicono ma anche di farlo. Questo è il collasso simbolico, l'inquisitore non distingue più realtà e fantasia. Sembra che la riorganizzazione sociale che premeva verso una maggiore estensione della capacità razionale di spiegare il mondo avesse portato con sé questa confusione. Se pensiamo l'io come lo vede Kant, cioè una zattera che ondeggia tra i marosi, comprendiamo come la ragione sia sempre confusa con il mare che la circonda. Ma anche come si senta forte nella sua minuscola stabilità, lottando contro ciò che la vuole ribaltare. Le eresie tentavano di rovesciare il sistema a cui la zattera del soggetto cercava di ancorarsi. Non accettavano le gerarchie così come erano costituite. Volevano cambiare il potere dominante. Guglielma e Maifreda sono eretiche non tanto perché vogliono cambiare il senso religioso, ma perché cercano di dare la stessa dignità alle donne e agli uomini, di liberare tutti gli oppressi, dunque, in primis le donne. Insomma, il papa dovrebbe essere pure donna. Con la papessa Giovanna si irride a questa possibilità. Essa, narra la leggenda, prende il posto di Pietro travestita da uomo, poi ha le doglie e partorisce sul sacro scranno. Come può allora una donna legata alla materia così tanto da concepire, avvicinarsi alla spiritualità e divenire il rappresentante di Dio in terra? D'altronde, già da subito la donna ha una genealogia interrotta, essa prende vita da una costola di Adamo. Maifreda immagina che la ventata di spiritualità nuova che nel 1300 pervade i credenti la porti Guglielma che dice di voler liberare tutti. Maifreda inizia così a pensare di liberare per prime le donne. Le donne a volte mantenevano in vita frammenti di un sistema antico, precedente a quello monoteistico, che aveva sapienza superiore anche se vinto dal nuovo ordine. Maifreda accetta il messaggio cristiano solo se riguarda anche il corpo delle donne. La ragione moderna stava emergendo e si arrogava sempre più il diritto al controllo del mondo. Le donne accusate di stregheria pensavano invece con una complessità maggiore, che non soggiaceva alle logiche lineari, cioè, quelle che si andavano via via sempre più affermando. Erano perciò dei capri espiatori perfetti, intanto perché deboli, spesso sole, povere, al bordo della società, inoltre promuovevano un altro modo di pensare, erano differenti. Abbiamo visto come alcune di queste in realtà avessero un atteggiamento anche più moderno degli inquisitori, mettendo in rilievo l'ingiustizia che veniva loro commessa dai metodi inquisitori. Tali accuse, man mano che la consapevolezza della donne aumentava, porterà infine il popolo a temere più i tribunali che le streghe. A quel punto sarà la fine della caccia. La chiesa era dentro a un doppio vincolo, doveva resistere da un lato al nuovo e dall'altro mantenere il dominio cavalcandolo. Doveva perciò resistere e insieme accompagnare quel movimento razionale che si andava affermando con la venuta della nuova borghesia. La ragione religiosa per affermarsi e proteggere se stessa, la propria identità, va alla caccia di ciò che sembra agli antipodi del nuovo modo di pensare. Il nuovo modo di pensare a cui doveva adattarsi la Chiesa comportava una immanenza sempre più pronunciata, una ragione sempre più economica e lineare, quella che poi attrezzerà la spiegazione del mondo moderno. Perciò catalizza e accelera il suo dominio in contrasto, così si vede meglio, con un altro tipo di pensiero, meno economico e più complesso. Le streghe mantenevano una sapienza antica che non procede linearmente ma ha dimensione circolare e poetica. Christa Wolf ricorda nella riscrittura di alcune tragedie sofoclee che l'antica sapienza femminile era proprio poetica. La voce oracolare era una prerogativa delle donne nell'antichità e si esprimeva poeticamente. Quindi erano delle poetesse. Oggi diciamo degli scrittori che hanno l'occhio lungo, vedono più lontano. Ai tempi passati questa era una facoltà femminile, poi acquisita dal maschile, cioè da un dio, Apollo, che invia messaggi a una donna, la Pizia. La facoltà così diviene maschile. Anche perché è un sacerdote a nominare la Pizia. Non è più una sapienza proveniente da discendenza femminile. La sua origine è ormai interrotta. Ora l'origine è maschile. Bateson da parte sua pone in evidenza cosa è accaduto nel paradiso. Quando Adamo ha visto una bellissima mela, ha pensato che doveva cogliere subito quel frutto, così si è dato da fare finché si è inventato una scala in linea retta per raccoglierlo. L'albero della conoscenza per Bateson sta in quella linea retta. Da quando Adamo ha capito come giungere all'obiettivo, l'uomo ha perso il paradiso. Inizia così a lavorare. Bene, potremmo dire che questa inclinazione all'obbiettivo e al lavoro ha non solo pervaso ma anche distrutto il mondo? Non lo so. Non lo so proprio, perché i procedimenti lineari, quelli attivati dalla ragione, non vedono la complessità da cui emergono. Non possono cogliere l'infinito, ne manovrano solo limitati tratti, che sono cioè finiti. Allora il pensiero delle streghe è più affine alla complessità, al contrario di quello razionale. Anzi parrebbe che alla razionalità assoluta appartenga proprio il fatto di trascinarsi dietro una certa irrazionalità, non sa cogliere il proprio limite. Cioè, non è consapevole che il suo intervento è un intervento a gamba tesa. Cambia i processi in modo incontrollabile, essendo il piano in cui accadono infinito. Questa è la questione tra mappa e territorio. Noi possiamo solo mappare il territorio, perché la sua complessità non ci consente di rappresentarlo altrimenti che selezionando le variabili che lo compongono, variabili che appunto costituiscono la mappa. Ma il territorio è infinitamente più complesso. Inoltre, nella mappa abbiamo altro che differisce dal territorio. Il pensiero è effettuale mentre i processi che accadono nel territorio sono causali. Tuttavia nella mappa noi non vediamo come si sia costituita. Non ne vediamo le cause. Del televisore vediamo le immagini ma non come si sono create. Sarebbe anche molto noioso vedere come si creano. Cioè vedere il processo elettronico che è dietro alle immagini. Perciò noi abbiamo visibilità della rappresentazione che mappa il mondo, non dei processi neuronici che vi stanno dietro. Un pezzo di territorio serve a creare la mappa in modo causale. Ma nella mappa il meccanismo è effettuale, non causale. Le mappe, insomma, elaborano il senso. Senso che proviene da un pezzo di territorio, cioè il nostro cervello, che funziona come tutto il resto del territorio, nel senso che esso è costituito da materia, grigia, che in questo caso si organizza in un certo modo, fisicamente, elettricamente, chimicamente, per dare alla vita l'intelligenza degli esseri che abitano la terra. Abbiamo livelli diversi di connessioni che possiamo esplorare con la fisica, con la biologia, con la genetica, con l'antropologia, con la psicologia e così via. Ma tutte quelle scienze non esprimono che rappresentazioni. Io vedo un albero ma esso è dentro alla mia testa. Dei fotoni hanno colpito le cellule deputate alla visione, poi queste hanno trasformato il segnale fisico prima in elettrico e poi in chimico. Il processo noi non lo vediamo, vediamo solo l'albero. Albero che sta solo nella nostra testa. Chi mi garantisce che ci sia davvero lì fuori? Ma, insomma, il fatto che ne condividiamo l'esperienza comune con la visione, che inoltre la descrizione di solito è più o meno simile se non uguale, fornisce qualche garanzia. C'è però da aggiungere che noi condividiamo una cultura, pertanto se c'è un errore rischiamo di farlo tutti. Cosa intendiamo con cultura? Il prodotto del linguaggio. Esso dà senso alle cose, ma perché questo senso ci sia, deve essere condiviso, chi dà il senso è il contesto, cioè l'insieme delle istituzioni e degli uomini, almeno finché vi partecipano. Noi così abbiamo in comune le mappe del territorio su cui viviamo. Il territorio ci anticipa, viene prima di noi, a dire il vero ci anticipano anche le mappe. Noi siamo situati prima di situarci, dice Levinàs. Vuole dire che veniamo al mondo e il linguaggio è già bello e fatto, siamo poi addestrati a usarlo, alcuni lo inventano anche. Questo aspetto è fondamentale perché un sistema come questo non vada a ramengo. Cioè, è necessario che la creatività adatti continuamente la mappa a quel suolo in movimento che è il territorio. Inoltre le mappe possono essere fonte di travisamenti e falsificazioni, in realtà per alcuni, come Netzsche, Bateson, Girard, Arendt, il femminismo, e una lunghissima teoria di altri personaggi, sono non solo false, ma anche, sempre più false. Il fatto è che noi abbiamo a disposizione solo dei giochi linguistici, come dice Wittgenstein. Questo ci dà la possibilità di inventare dei nuovi giochi con il linguaggio. Ecco cosa fanno poeti, scrittori, filosofi, artisti, scienziati ecc. Ma se il contesto è così importante com'è che il contesto dei contesti, il territorio, non fornisce una cornice adeguata alla mappa? Perché mappa e territorio funzionano in modo differente. L'isteria pone un ponte tra le due sfere, tra la mappa e il territorio. Secondo Freud le regole che guidano la nostra coscienza, troppo limitata per provvedere a tutto efficacemente, segue una serie di fattori che dobbiamo dare per scontati, cioè, sono strutturati in modo inconscio. Bene, nel caso isterico un passaggio dalla mappa influisce sul territorio in modo da modificarne fintamente il comportamento anche fisico. Ad esempio, paralizzando falsamente le gambe. Una serie di effetti che condizionano, ma in modo finto, il territorio sono quindi quelle che Freud indica come patologie isteriche. Le streghe diventano poi delle isteriche perché manifestano con questo disagio l'oppressione che subiscono, peraltro pure da chi le cura, il dottor Freud in persona. Anche De Martino, l'antropologo, va in questa direzione quando parla delle tarantolate. La condizione dell'isterica è che ha subito un trauma, secondo Freud, ma non se ne può avvedere perché tutto il meccanismo è inconscio, condizione che alimenta tramite la rimozione. Il trauma è coperto e nascosto tramite una sottrazione dell'energia sessuale. L'energia sessuale, per Freud, può essere sfogata, oppure sublimata darà origine alla creatività e alla civiltà,  ma viene anche utilizzata per la rimozione di contenuti traumatici. La libido in entrambi i casi fornisce l'energia necessaria sottraendola alla sessualità. Dunque, il desiderio, l'energia sessuale, la libido, per Freud è l'elemento principe che fornisce al nostro sistema il carburante per funzionare. Ma poiché il desiderio ha iniziato ad esprimersi e a ingannarsi in quel modo, cioè tramite la rimozione, continua imperterrito per la sua strada, checché ne pensi razionalmente il nevrotico, ecco perché ci vuole la psicoterapia. Perciò la coscienza da sola non riesce a curare la patologia. L'oceano di Kant in cui galleggia il soggetto, per Freud è l'inconscio. Ragione e inconscio hanno, ma non c'era da dire, linguaggi differenti. Ditemi allora se non ha ragione Derrida quando dice tutto è linguaggio. L'inconscio ha una fessura relazionale con il conscio, ma il materiale che vi passa è selezionato, non è stocastico. Ancora una volta, l'esempio della mappa territorio può servire, l'inconscio è troppo ampio per dilatarsi nel conscio. Anzi, quando avviene è in atto una patologia di tipo psicotico. Insomma, la totalità della mente non può essere riprodotta in una sua sola parte. Una televisione non mostra il processo che avviene al suo interno, se lo facesse dovrebbe avere molti più circuiti, e per mostrare cosa accade in questi ultimi, degli altri ancora. Allora non essendo possibile ampliare indefinitamente i circuiti cerebrali la coscienza riesce a star dietro solo a una piccola parte di ciò che accade. Ciò che vedo è prima elaborato da un sistema inconscio che percepisce e seleziona le informazioni per la mente, ciò che guida questa selezione, per Bateson, sono solo i nostri fini. Come accade ad Adamo. Ora cosa capita al territorio quando la sua mappatura è costruita solo per far fronte alle nostre finalità? Questo è il problema ecologico che si pone. Per Bateson, ad esempio, i medici si comportano esattamente così, processano e cercano risposte immediate a singoli tratti di fenomeni, cioè le malattie, ignorando sempre la circolarità per la quale il corpo mette in atto processi autocorrettivi organizzati in modo sistemico. Queste interdipendenze sono sempre meno comprese. Accade perché il fine ha determinato l'oggetto dell'indagine. Badate che Hannah Arendt indica lo stesso genere di problema quando parla dei totalitarismi. Il fine sarà la razza superiore per il totalitarismo nazista o l'uguaglianza sociale per il totalitarismo sovietico. In entrambi i casi partono processi lineari, cioè logici, che hanno l'obbiettivo di accelerare il raggiungimento di quel fine. Ciò indica come il seme totalitario alberga da sempre nella nostra mente. Se ci guidano solo i fini il risultato della ricerca sono solo trucchi, a volte eccellenti, ma sempre trucchi. La saggezza, verrebbe da dire, sarebbe invece quella di guardare in modo per così dire circolare e aperto, cioè con quell'autocorrezione che teorizza Nietzsche nel suo eterno ritorno. Eterno ritorno sì, ma attraverso selezione. Che non ritorni l'uomo più piccolo. Noi, invece, applichiamo continuamente le linee più brevi, quelle logiche, esse portano prima al risultato, ma spezzano la circolarità che il pensiero più saggio mette in opera. A questo problema si aggiunge la straordinaria amplificazione della scienza e della tecnica che potenziano i fini raggiungibili, il risultato è che l'impatto sul territorio diventa sempre più pericoloso. Negli ultimi secoli il territorio è sottoposto ai continui piani che l'uomo performativamente va attivando.
Un ampliamento Freud l'ha proposto inserendo la coscienza in un contesto più ampio, inconscio, al quale si può giungere, secondo l'inventore della psicoanalisi, attraverso i sogni. Naturalmente interpretando il loro linguaggio che è differente da quello conscio, così capire che cosa sta comunicando è piuttosto complicato. Ma il sogno non era la sfera che i giudici dell'inquisizione avevano iniziato a confondere con la realtà? Certo, allora non si conosceva il linguaggio che l'inconscio parla quando comunica con la coscienza, d'altronde anche l'arte, la poesia, la creatività, sono alimentate da questa comunicazione inconscia. In tutti questi casi l'arroganza della ragione e dei suoi strumenti lineari viene meno. Invece, quando la ragione dispiega tutta la sua potenza tecnica i suoi processi lineari sono in grado di devastare se stessa e l'ambiente, anche se con le migliori intenzioni. Di questo erano convinti gli uomini che bruciavano nel rogo proprio il male in persona. Ora se noi pensiamo che nella nostra realtà esistono società legalmente riconosciute che massimizzano il profitto in modo sempre più efficace, che degli uomini sono pagati da quelle società per tirare fuori solo il meglio della loro abilità logica e tecnica, voi capite come il disastro sia già avvenuto. Quando il consigliere di amministrazione entra in uno di questi luoghi dove persone astratte assumono personalità giuridica, quella della società, applicando tutte insieme il loro pensiero lineare al territorio, si capisce come mai l'economia sia così spesso catastrofica.

Chi è quell'uomo
Che con parole insensate oscura
I disegni divini?
...
Il parto delle camosce sulle rupi
Tu lo prevedi? E vegli delle cerve
Sul figliare?

Ecco cosa ricordare al soggetto. Tuttavia al soggetto appartiene anche un fattore fondamentale che ne caratterizza la libertà, l'intenzionalità. Non vedrete mai un computer iniziare una sequenza senza ricevere un comando. Dunque, esiste un linguaggio che in formato digitale, cioè discreto, invia al computer sequenze di comandi per ottenere certi obiettivi. L'uomo non avrebbe bisogno di questo. Gli uomini concepiscono la comunicazione in modo doppio, analogico e discreto. Il nominalismo individua negli universali la componente convenzionale del linguaggio, il realista, al contrario, crede alla loro esistenza reale. Nella scolastica i nomi e le cose erano ritenuti uguali. Pensare giocando con i nomi valeva quanto osservare gli oggetti, ne seguì una condizione dogmatica della filosofia. Si credeva che per analogia le parole cogliessero l'essenza e la somiglianza tra parole e cose, così come comunichiamo analogicamente con una smorfia il sentimento, con un verso la disapprovazione ecc. Le sequenze di comandi di un computer sono invece discrete, non hanno alcuna analogia con niente, sono solo dei bit, cioè informazioni, sequenze di zeri e uno, se non sappiamo come leggerli non capiremo niente, alla vista di quella sequenza di numeri non ci ispira alcuna similitudine. A meno che non disegni qualcosa. Noi usiamo entrambi i modi per comunicare. Al centro di questi modi è la relazione. Uno viaggia sull'onda delle similitudini, l'altro in modo discreto. Ora il linguaggio è discreto, l'apparato paralinguistico è analogico. Un matematico inglese se legge l'articolo di un matematico giapponese senza conoscerne la lingua, distinguerà tra gli ideogrammi solo quelli cartesiani, cioè geometrici, perché sono di tipo analogico. Nella comunicazione discreta i simboli sono manovrati secondo certi algoritmi, se non si conoscono le regole non si possono comprendere. Il mio numero telefonico non ha alcun senso che sia più grande o piccolo del vostro, non ha alcun rilievo per il centralino telefonico perché è una macchina discreta, non ha relazioni con grandezze ma con matrici. A quei numeri corrispondono interruttori accesi o spenti. Nella comunicazione analogica invece le grandezze sono in gioco, se il pesce era grande il gesto con cui ne parlo sarà ampio. Ma anche l'obiettivo di una macchina fotografica è un calcolatore di tipo analogico. Il linguaggio verbale è invece discreto, la parola grande non è più grande della parola piccolo. La comunicazione cinetica e paralinguistica aiuta con la sua dimensione analogica. Gli animali spesso usano questo tipo di comunicazione paralinguistica. Noi li comprendiamo per questo. Se noi non avessimo una struttura adeguata per esprimere similitudini saremmo costretti a comunicare solo linguisticamente. La struttura relazionale si esaurirebbe linguisticamente. Invece se diciamo ti amo, l'altro osserverà più l'aspetto paralinguistico di ciò che diciamo. Insomma, ha più rilievo l'intensità della voce, l'espressione del volto e così via. Interpretare questi segni in modo discreto per gli uomini è fastidioso. Questi messaggi preferiamo siano di tipo analogico, inconscio e involontario. Per questo se uno è un bravo simulatore ne diffidiamo. Insomma, noi stessi siamo segni, addirittura anche se non emettiamo alcun segnale. Uno schizofrenico diviene sempre il baricentro intorno a cui ruota tutta la famiglia, un autistico lo stesso. Se il messaggio visivo non si può manifestare allora siamo costretti ad emettere segnali di tipo discreto. Ma anche questi possono essere interpretati in modo diverso, quando la chiesa dice: il pane è il Corpo e il vino è il Sangue, lo intende per esempio in senso letterale. Il nome è la cosa che porta quel nome. Nei comportamenti umani complessi, nella religione e nel rito la scena è dominata dal processo primario. Il processo primario è quello che Freud indica come inconscio. Qui non esiste negazione e il contesto non è mai indicato. Le cose dette sono letterali. Ma, abbiamo visto, se non c'è contesto non c'è informazione. Uno schizofrenico vive in una privazione di contesti, per questo non capisce se quello che gli viene detto è amichevole o aggressivo, le cose per lui hanno lo stesso tessuto dei sogni. Invece il linguaggio prevede che la lettera abbia un suo contesto nella parola, la parola nella frase, la frase nella proposizione e cosi via. Capire vuol dire non solo saper leggere ciò che è scritto, ma anche il contesto comunicativo. Insomma, se l'attore a teatro durante lo spettacolo grida al fuoco, non bisogna correre subito con l'estintore. Come mai i fraticelli corsero subito a dare fuoco? Perché il livello primario, inconscio, prevalse su quello logico. I fraticelli nel passaggio epocale temevano l'indifferenziato, la caduta delle categorie logiche, il crollo del sistema così come lo avevano ereditato, questo portò al collasso. La violenza vittimaria si manifesta quando esplode la crisi, ciò che allora andò perso sono le categorie culturali, e di conseguenza il contesto. Una perdita che dette alla luce comportamenti schizofrenici, essi sono necessari per rimettere tutto in gioco, sia l'apparato concettuale, sia le categorie logiche. La schizofrenia ha questo, diciamo così, aspetto creativo. Per limitarne la violenza è allora richiesta una valvola di sfogo, la più immediata è l'individuazione di un capro espiatorio. L'inquisizione trovò le streghe e il loro circolare e più complesso modo di pensare.

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