Una piccola nota di benvenuto

Cosa è un Giardino Filosofico? L'abbiamo immaginato come un luogo di incontro tra amici, in cui la filosofia è a casa. E' un poco epicureo, non sale verso le meteore, scende in terra tra le persone, appunto, in un piccolo giardino, a fare filosofia dove normalmente viviamo. L'Inventificio Poetico è, ispirandosi a Pietro M. Toesca, lo spazio delle invenzioni, quelle che rendono sensato vivere. Per sapere che al mondo il bene supera il male basta dire che siamo ancora vivi, altrimenti non saremmo più qui. Insomma, cerchiamo di alimentare questa differenza, in ciò consiste l'utopia del Giardino Filosofico e Inventificio Poetico, il cui sottotitolo è: "Volgere liberi gli occhi altrove".


lunedì 18 marzo 2013

Anemos. Libera Università di Neuroscienze. Ivan Illich primo incontro, Tra 'Genere e sesso' e 'Nemesi medica'


Nei comportamenti umani complessi, nella religione e nel rito la scena è dominata dal processo primario. Il processo primario è quello che Freud indica come inconscio. Qui non esiste negazione e il contesto non è mai indicato. Le cose dette sono letterali. Inoltre, secondo Gregory Bateson, nel processo primario si sedimentano le regole con cui funziona la ragione. Ma abbiamo visto, se non c'è contesto non c'è informazione. Uno schizofrenico vive in una privazione di contesti, per questo non capisce se quello che gli viene detto è amichevole o aggressivo, le cose per lui hanno lo stesso tessuto dei sogni. Invece il linguaggio prevede che la lettera abbia un suo contesto nella parola, la parola nella frase, la frase nella proposizione e cosi via. Capire vuol dire non solo saper leggere ciò che è scritto, ma anche il contesto comunicativo.

Insomma, se l'attore a teatro durante lo spettacolo grida al fuoco, non bisogna correre subito con l'estintore. Come mai i fraticelli dell'Inquisizione corsero subito a dare fuoco? Perché il livello primario, inconscio, prevalse su quello logico. I fraticelli nel passaggio epocale temevano l'indifferenziato, la caduta delle categorie logiche, il crollo del sistema così come lo avevano ereditato, questo portò al collasso. La violenza vittimaria si manifesta quando esplode la crisi, ciò che allora andò perso sono le categorie culturali, e di conseguenza il contesto. Una perdita che dette alla luce comportamenti schizofrenici, essi sono necessari per rimettere tutto in gioco, sia l'apparato concettuale, sia le categorie logiche. La schizofrenia ha questo, diciamo così, aspetto creativo. Per limitarne la violenza è allora richiesta una valvola di sfogo, la più immediata è l'individuazione di un colpevole, il capro espiatorio. L'inquisizione trovò le streghe e il loro circolare e più complesso modo di pensare. A questo percorso ora ne affianchiamo un altro, che parte da punti diversi ma che vedrete come miracolosamente poi si innerva sullo stesso tipo di descrizione. Iniziamo così il primo di tre incontri su due testi di Ivan Illich. Quello che inizieremo ad affrontare oggi è intitolato 'Il genere e il sesso'. Mostra come si costituisce la normatività neutra che definisce lo statuto della donna come secondo sesso, così la definizione della Beauvoir, invisibile proprio perché neutro, seguendo la definizione di altre femministe, in particolare la Irigaray. Il fatto quindi che l'analisi sia sviluppata da un filosofo non cambia i termini del problema. Di fatto l'oppressione riguarda tutti, ma le donne la subiscono in misura molto maggiore. Cosa determina questa condizione? Come si forma questa situazione di maggiore violenza contro le donne? E' stata sempre presente? Per Ivan Illich il momento in cui si forma il passaggio dal genere al sesso identifica il salto ad una economia capitalista che porta in sé questa nuova forma di dominio. Nelle economie precapitaliste ancora il genere prevaleva. Il momento in cui si rovescia il genere e si afferma il sesso per Ivan Illich coincide con la fine del medioevo. La caccia alle streghe ne definisce il momento apicale. Come funziona l'economia secondo Illich? Bene, vedremo in modo particolareggiato questo tipo di analisi. Ivan Illich è uno studioso assolutamente geniale e multiforme. Si occupa di cristallografia, cioè, come gli atomi si dispongono nei cristalli, poi di istologia, l'analisi dei tessuti, conosce una decina di lingue, si laurea in filosofia e in teologia. A 30 anni diventa vice rettore all'Università di Porto Rico. In quel periodo il Cidoc (centro interculturale di documentazione) da lui fondato si scontra con l'Opus Dei. A questo punto esce dalla Chiesa accusandola di essere inquisitoria. Segue un nomadismo tra diverse università internazionali dove tiene i suoi corsi, tra l'altro alla fine della sua vita occupa la cattedra di Jaspers a Oldburg in Germania. Secondo Illich la società industriale crea due miti, il primo riguarda l'ascendenza sessuale, il secondo attiene alla sua traiettoria verso l'uguaglianza. Questi due miti intende smascherare come menzogne. Individua quindi nel capitalismo maturo la società della scarsità. A questa condizione contrappone il regime del genere. Il sesso così come è espresso nel pensiero cattolico diventa appunto universale, servirà a polarizzare le forze del lavoro, la libido, la personalità o l'intelligenza degli esseri umani e impone una diagnosi delle deviazioni rispetto alla norma neutra e astratta dell'essere umano. Il sesso è esprimibile in modo scientifico, cioè non ambiguo, il genere invece indica una complementarità enigmatica e asimmetrica. Soltanto la metafora può esprimerlo. Il passaggio dal dominio del genere a quello del sesso costituisce il cambiamento senza precedenti della condizione umana. Se il genere è ormai irrecuperabile, questa non è una buona ragione per non capire la sua scomparsa e attribuire al sesso anche ciò che accadeva nel passato, non comprendere, insomma, le degradazioni che questo passaggio ha inflitto alla convivenza sociale tra uomini e donne. Illich dichiara più volte che non ha formule per il futuro, non ha soluzioni da proporre, tuttavia che il presente e il passato debbano essere illuminati in modo corretto è fuori di qualsiasi dubbio. In che cosa si evidenzia questa condizione sempre più degradata? Ad esempio, nel fatto che non esiste economia dove le donne siano considerate uguali agli uomini. Di ciò che l'economia può spartire le donne ricevono sempre meno. Oggi sempre di più è documentato in modo preciso questo sfruttamento sessista e la sua ingiustizia. Così i riformatori progressisti, Onu, Consiglio mondiale delle chiese, dei governi, delle università, svolgono una attività che sta prosperando. Dopo la difesa del proletariato e dei sottosviluppati ora tocca alle donne. Il fatto è che il sistema economico capitalista è intrinsecamente sessista. Il capitalismo e l'economia basano i loro postulati fondamentali definendo una scienza dei valori in condizioni di scarsità. La tesi di Ivan Illich è questa: ogni volta che avviene lo sviluppo economico viene meno il genere vernacolare e il sistema prospera basandosi sullo sfruttamento del 'sesso economico'. In questa condizione alle donne tocca nel migliore dei casi una subordinazione maggiore, nel peggiore una sorta di apartheid. La parola d'ordine del mondo economico così è l'uso di un linguaggio neutro e sessista. Pensare il genere che è duale nelle condizioni in cui il linguaggio invece è neutro non è facile. Il linguaggio industrializzato ha sviluppato una serie di parole chiave tramite cui si è imposto. Le parole chiave non vanno confuse con i termini tecnici. Automobile e jet sono parole tecniche. Il termine trasporto invece è una parola chiave, non si limita a indicare un oggetto ma indica un bisogno fondamentale. La somma delle parole tecniche e delle parole chiave sopraffà il linguaggio vernacolare con una sorta di creolizzazione tecnologica. Nelle lingue moderne le parole chiave sono forti, persuasive e d'uso comune. Famiglia, uomo, lavoro sono alcuni termini che pur antichi hanno assunto nuovo significato. Altre di conio recente e nate in modo specialistico si sono poi diffuse nel linguaggio quotidiano indicando una vasta area di concetti e di esperienze. Alcune di queste parole sembrano forgiate dal senso comune. Ad esempio ruolo, sesso, energia, produzione, sviluppo, consumatore sono esempi tra i più conosciuti. Ogni lingua moderna ne ha a disposizione un certo numero per presentare la sua particolare visione della vita sociale. Peccato che l'insieme delle parole chiave è omologo in tutte le lingue industrializzate moderne, e la realtà che esse interpretano sia la stessa sostanzialmente dappertutto: 'Le stesse autostrade che portano agli stessi edifici destinati a scuole e uffici all'ombra delle stesse antenne televisive trasformano in una monotona uniformità paesaggi e società dissimili. Analogamente, i testi dominati dalle parole chiave sono facilmente traducibili dall'inglese in giapponese o in malese. I termini tecnici universali che sono diventati parole chiave - come istruzione, proletariato e medicina - significano la stessa cosa in tutte le lingue moderne.' (Ivan Illich, Il genere e il sesso. Per una critica storica dell'uguaglianza, Mondadori.)  A questo punto Ivan Illich dice in cosa consiste la differenza tra la parola vernacolare e quella che definisce industriale, cioè la nostra 'madrelingua'. La differenza consiste in questo: il vernacolare è la parola che attraverso i rapporti quotidiani esprime il proprio pensiero, si impara a poco a poco nei rapporti con le persone più vicine, la 'madre lingua' è invece insegnata dai professionisti assunti per parlare a noi e a nostro nome. Le parole chiave sono caratteristiche della lingua madre insegnata. Le parole chiave riescono a reprimere il vocabolario vernacolare perché sono più efficaci sia per la standardizzazione del vocabolario sia per le regole grammaticali. Esse, proprio tramite una parvenza di senso comune, spalmano una vernice pseudovernacolare sulla realtà artificialmente costruita. Se il vernacolo è legato al territorio e rappresenta, per dirla con Deleuze, la lingua minore, quella che riconosce la naturale differenza dei generi e che si struttura con le tecnologie che rispettano questa divisione, invece il pseudovernacolo costruisce una realtà industrialmente artefatta e poi assume una falsa posizione naturale. Nel caso della lingua madre prima viene la tecnica poi la lingua, anche per questo essa è neutra. Parlare di questa condizione evitando le parole chiave e tecniche della lingua madre è una sfida difficilissima. Il ghetto in cui ci troviamo è che non si possono usare le parole con la risonanza tradizionale del vernacolo e insieme il nuovo senso sessista. Gli amici tentarono di dissuadere Illich dall'affrontare questa ricerca, perché non aveva molto senso che un uomo si occupasse di tematiche femministe. Essi d'altronde sognavano un mondo neutro, senza ruoli obbligatori, un sogno di sinistra in cui i soggetti fossero tutti ugualmente umani. Un sogno futurista di una società moderna in cui tutto gli uomini fossero plasmabili e le loro scelte di fare il dentista, il protestante, il manipolatore di geni, avessero tutte uguale dignità. Il fatto è che la visione di Illich sulla discriminazione sessuale buttava all'aria tutti quei sogni. Perché i desideri che stanno dietro a quei sogni sono tutti determinati dalla stessa sostanza neutra che l'economia impone. La società industriale neanche esisterebbe senza questo presupposto unisex che significa che tutti, maschi e femmine, siamo predisposti per lo stesso lavoro, percepiamo la stessa realtà e in fondo condividiamo gli stessi bisogni. La base da cui si parte è la scarsità delle risorse. Ma essa non avrebbe senso se non ne seguisse che tutti possono procurarsi allo stesso modo tali risorse con il lavoro. Accettata la scarsità la condizione unisex si diffonde. Ogni istituzione moderna dal sindacato alla scuola fino alla famiglia e al tribunale diffondono questa idea della scarsità e disseminano la buona novella unisex che ne è l'elemento costitutivo. Per questo gli uomini che non hanno mai avuto bisogno dell'istruzione per diventare adulti, ora ne hanno bisogno. Nelle società tradizionali maturavano senza rendersi conto della scarsità. L'istruzione insegna invece che c'è scarsità di istruzione e dunque è necessario fornirla in modo neutro, cioè a tutti. Le istituzioni economiche allora si fondano sulla scarsità di valori neutri necessari per fare competere uomini e donne. Ciò che Karl Polanyi definisce lo sradicamento della economia di mercato antropologicamente per Illich è il passaggio dal genere al sesso. Inesorabilmente l'economia trasforma i due generi radicati nella cultura sradicandoli e indirizzandoli verso questa neutralità. La discriminazione della donna sarebbe stata più difficile senza questo passaggio, che ha abolito il genere e costruito il concetto sociale di sesso. Se questo è vero, cioè che lo sviluppo economico passa irrimediabilmente dalla distruzione del genere per unificarlo in questa concezione sessista, allora lo sviluppo porta irrimediabilmente verso l'aumento della oppressione del secondo sesso. Per questo sarebbe necessaria una marcia indietro. La mancanza di sviluppo porterebbe a una maggiore attenzione alle differenze e alla discriminazione. Tre ragioni porterebbero a considerare uno sviluppo negativo: le condizioni ambientali, la contro produttività paradossale e il sessismo. Coloro che volevano che Illich abbandonasse questa ricerca ne temevano proprio questi esisti, perché mettono in pregiudizio il loro sogno di sviluppo accompagnato dall'eguaglianza. La pace tra uomini e donne richiede invece il contrario, la contrazione e non l'espansione della economia. Non possono la volontà, la legislazione, le lotte, la tecnica ridurre lo sfruttamento sessista della società industriale. Non si tratta di un eccesso di machismo nella società industriale a determinare questo condizionamento del secondo sesso. Ovunque l'istanza della parità dei sessi abbia avuto ascolto e applicazione ha lasciato invariato o addirittura peggiorato il destino delle donne. Questo ideale soffre la stessa sorte dell'ideale per cui i paesi del sud e del nord diventeranno uguali. Possiamo solo rovesciare il problema. Una contrazione dello sviluppo è l'unico modo per andare verso una società meno sessista. Una economia industriale senza gerarchia sessista è inimmaginabile quanto una società preindustriale senza generi; cioè senza una netta divisione di ciò che fanno, che dicono e vedono uomini e donne. Entrambe sembrano utopie. Ma la riduzione del nesso monetario, cioè della produzione di merci e insieme della dipendenza da queste merci attraverso il denaro, non appartiene al regno della fantasia. Il ripiegamento è l'unica alternativa all'orrore, ma anche chi condivide ritiene impossibile questa scelta. Eppure questa, secondo Illich, è l'unica politica che può riportare giustizia tra i paesi poveri e quelli ricchi, portare un maggiore equilibrio sostenibile e la pace tra i popoli.

Il regime del genere vernacolare è il meccanismo che pone uomini e donne nella condizione di impedir loro di dire, fare, desiderare o percepire la stessa cosa. Invece il sesso economico tende al fine illusorio di una uguaglianza economica, politica, giuridica o sociale tra uomini e donne. In questo secondo caso l'uguaglianza è naturalmente assolutamente immaginaria. Questo saggio, dice Ivan Illich, ha così la forma di un bilancio conclusivo dell'era industriale e delle sue chimere. Vedremo di seguito ciò che è stato distrutto da questa era. Il passaggio di usi civici in risorse ha reso possibile questo passaggio. Non abbiamo niente da scoprire sulla discriminazione economica, quindici anni di femminismo hanno messo in chiaro tutto. Possiamo però chiarire alcune questioni fondamentali: il fatto cioè che esistono tre registri differenti tramite cui si effettua l'oppressione. 'Qualsiasi economia fondata su scambi formali tra produttore e consumatore di merci e/o servizi si suddivide per prima cosa tra un settore documentato dalle statistiche e un settore che le statistiche non documentano - i settori della discriminazione "documentata" e "non documentata" contro le donne nei luoghi di lavoro. E poi esiste sempre un'altra economia, che è l'ombra della precedente e che costituisce il terzo settore di"discriminazione" contro le donne: quella vigente nel sottobosco del"lavoro ombra". (Ivan Illich, Il genere e il sesso. Per una critica storica dell'uguaglianza, Mondadori.) Nella economia ufficiale Illich mostra i grandi cambiamento avvenuti, nel 1880 negli Stati Uniti solo il 5% lavorava fuori casa e lo faceva mediamente nella vita per soli 5 anni. Oggi, cioè nel 1980, il 42 % lavora fuori casa per almeno 28 anni. La legge impone di aprire tutte le professioni alle donne, anche le carriere che prima di quelle leggi non erano consentite. Oggi metà delle donne sposate trae un reddito dal lavoro, nel 1880 solo il 5%. Allora il 15% della manodopera era femminile oggi il 42%. Tutti questi dati che apparentemente paiono andare verso un miglioramento della eguaglianza, se poi sono confrontati con l'elemento principale mostrano la loro falsità, perché le donne hanno sempre un magico numero ad accompagnarle, guadagnano sempre mediamente i tre quinti dello stipendio di un uomo. Né l'accesso all'istruzione, né i provvedimenti legislativi, né la retorica rivoluzionaria (politica, tecnologica o sessuale) hanno modificato l'inferiorità della donna confronto all'uomo relativamente ai guadagni. Quelli che appaiono come progressi al contrario estendono ad una popolazione femminile infinitamente più grande la discriminazione. Il reddito attuale di una donna laureata è paragonabile a quella di un uomo con il diploma superiore. Dunque, Illich si trova di fronte a dati che lo lasciano senza parole allo stesso modo in cui si troverà studiando i dati relativi alla medicalizzazione della società, qui si renderà conto che la vita di un uomo confronto al passato non si è allungata di un cm. Ma la consapevolezza che denaro, chirurgia, chimica e buona volontà sono impotenti contro la morte è una cosa che viene tenuta nascosta nella nostra società. Così come sono state eliminate la polio e la difterite, altrettanto non si escludono le ragazze dalle scuole elementari e medie. Abbiamo le cinture di sicurezza e i monitor televisivi che proteggono dallo stupro, così come abbiamo programmi di assistenza ai poveri e ci sono borse di studio per portare le donne al vertice. Ma è deprimente vedere come tutti questi programmi non abbiano allungato la vita media dell'adulto e neanche la differenza salariale tra i sessi. Ciò che pone in evidenza la ricerca di Illich è che le medesime condizioni sono condivise nei paesi socialisti e capitalisti, scintoisti, cattolici o protestanti, latini e anglosassoni, ricchi e poveri, le donne dappertutto ricevono più o meno lo stesso tipo di maltrattamento. Lo schema che le esclude dalle remunerazioni privilegiate è più uniforme che per i neri, i portoricani, i malesi e i turchi. Inoltre la discriminazione nell'economia emersa è minore. Gli economisti non tengono conto di quanto invece sia massima in quella sommersa. Quindi ci sono una serie di attività escluse dalla statistica economica. Questa economia non ufficiale ha una dimensione difficilmente misurabile. Consiste in gran parte di compra-vendite non ufficiali, di scambi o di favori pagati in contanti, di cose insomma che sfuggono all'esattore delle imposte. In Jugoslavia una visita medica richiede sempre il dono di un pollo. In Russia la maggior parte delle derrate alimentari proviene dal mercato nero, ma anche i libri circolano clandestinamente e li diffondono i loro autori. Negli Stati Uniti questo mercato oscuro appartiene al coltivatore di marjiuana della California che miete e vende raccolti da milioni di dollari, ma anche all'importatore di eroina afgana e naturalmente al poliziotto che figura nelle loro buste paga. Poi c'è l'immigrato clandestino che raccoglie uva, l'avvocato a cui tagliamo l'erba e ci evita che la casa costruita abusivamente sia tirata giù, ma anche il meccanico che aggiusta il carburatore al ragioniere che poi gli compila la dichiarazione dei redditi. Tutte queste transazioni sono economia sommersa. A volte sono legittime altre criminali. Per entrambe le parti sono a volte vantaggiose, oppure un autentico sfruttamento di una delle parti sull'altra confronto alle attività ufficiali. Ma sono comunque scambi di moneta, di servizi, prodotti e valuta che seguono il modello di mercato. La dimensione della economia sommersa è confronto al prodotto nazionale sicuramente rilevante. Tutta questa fervorosa attività dà origine a una forte evasione fiscale. Nel 1976 Washington calcola che l'evasione dei cittadini e delle Corporations era pari a 135 miliardi di dollari. Dati che sono calcolati solo per la pura evasione e non per i trucchi fiscali che ammontano a una somma similare. Dunque quando pensiamo che negli Stati Uniti l'evasione non esiste è solo un mito. Addirittura sembra, secondo Illich, che l'economia sommersa si sviluppi in modo molto più rapido di quella ufficiale. 'E mentre nell'economia ufficiale, tassata e contemplata dalle statistiche, la manodopera è in gran parte impegnata nella creazione artificiale di uno pseudolavoro e nella produzione di merci inutili, servizi non richiesti, futili controlli sociali e costose intermediazioni economiche, l'efficienza reale dell'economia sommersa è in media molto più alta. E' questa fiorente economia la ragione che ha permesso a paesi come l'Italia di sopravvivere per dieci anni mentre gli economisti prevedevano con sicurezza una bancarotta imminente, e ai popoli dell'Europa orientale di reggere a livelli teoricamente impossibili di cattiva amministrazione.' (Ivan Illich, Il genere e il sesso. Per una critica storica dell'uguaglianza, Mondadori.) Ciò che sta dicendo Illich è che questa economia esiste in misura enorme ed è necessaria perché è funzionale a quella emersa che altrimenti non reggerebbe essendo meno efficiente. Tutto il denaro che circola è composto implicitamente da questa economia sommersa anche se non si può misurare. Per questo non si può dire che il suo valore si regge al 50% su attività illegali. In questo mondo sommerso alle donne rimane solo il peggio. Perché nell'economia ufficiale si devono rispettare regole che nella sommersa non esistono. Ma sia i lavori sommersi sia quelli domestici danno un contributo fondamentale allo sviluppo del PNL. Le donne sono perfettamente consapevoli che a loro sono precluse le attività nel mondo sommerso, esclusa la prostituzione e i servizi relativi ai lavori domestici, e per quanto riguarda questa voce, secondo Illich, sono semplicemente schiave. Le analisi femministe hanno così posto in chiaro come le donne sono discriminate sia nella economia emersa che sommersa, inoltre sono obbligate nel tempo libero a sbrigare altri lavori economicamente rilevanti senza alcun reddito. Dunque le donne dall'ottocento ad oggi sono maggiormente arruolate dalla economia, ma sempre in modo più discriminatorio. Inoltre, sono anche obbligate a lavorare gratuitamente, dice Illich, eseguendo mansioni che prima non svolgevano. Quello che oggi è il lavoro domestico una volta le donne non lo facevano. Ma la donna moderna fatica a credere che la sua antenata non fosse costretta a lavorare per l'economia sotterranea. 

Ovunque bambini e bambine tendono sin dall'inizio ai loro rispettivi generi. Si rivolgono a bambini e bambine parole differenti e si insegnano cose diverse. Il bambino comincia ad afferrare il mondo con il corpo, forma concetti allungando un braccio, toccando, maneggiando, abbracciando altri corpi, altrimenti non può riuscire a discernere. Non sono movimenti spontanei o reazioni biologiche ma gli occhi della madre che imprimono modelli diversi per il maschio e la femmina. Se predomina questo atteggiamento il genere vernacolare attraversa il corpo. In questo modo chi cresce non può diventare un neutro logico, un essere umano generico, una creatura non specifica. Quando iniziano dall'infanzia a comprendere il mondo secondo due modi complementari, elaborano due modelli dell'universo concettualmente differenti. Essi sono legati agli utensili e ai compiti di ciascun genere. Così non solo si vedono le cose con sfumature diverse ma si impara che una cosa ha sempre un altro aspetto. Il fatto che Edipo veda trasformata la sua storia in modo mostruoso per Illich mostra solo come sesso e genere non possono coabitare nel medesimo universo concettuale. Tale divisione porta alla situazione in cui il genere in certi casi può essere scavalcato. Così accade per necessità o per ribadire le differenze. Se muore il marito anche la donna potrà adempiere la sua funzione utilizzando strumenti maschili. Nel carnevale invece si rovesciano i generi proprio per metterli meglio in evidenza. Il genere lasciava paradossalmente maggiore libertà mentre le società economiche moderne classificano sessualmente in modo netto, prima l'omosessualità non era così rigidamente giudicata. Il fatto che un uomo andasse con altri uomini non pregiudicava la sua identità in modo così negativo, non era diagnosticato patologicamente come avviene ad un certo punto nella modernità. Il deviante è una invenzione europea moderna, fa il paio con un partner eterosessuale coniugale. L'incontro tra Arnaud, suddiacono sodomita, e l'inquisitore che lo definisce eretico, lo lascia perplesso e dirà all'inquisitore, tale Montaillou, futuro papa Benedetto dodicesimo, credevo sì che fosse peccato mortale la sodomia, ma meno che la deflorazione di una vergine, dell'adulterio o dell'incesto. Arnaud, tra parentesi era albinese, vedeva questo peccato nella direzione del genere, l'inquisitore invece dal nascente punto di vista del sesso, dunque giudica in modo più grave perché innaturale. Per Arnaud era solo un modo per sfogare la lussuria, il futuro papa lo comprende invece come deviazione. Insomma, se seguiamo l'inquisizione nelle sue scorribande in linguadoca, secondo Illich, scopriamo che il problema della chiesa è che l'eresia riguardava in particolare il passaggio dal genere alla sessualità. Normalizzare i cristiani che ancora pensavano in termini di genere significava sradicarli. Questo venne fatto con i Catari. Furono sterminati per eresia. Uccideteli tutti Dio riconoscerà i suoi, con questa frase Arnaldo Amalrico, legato pontificio alla guida della crociata contro altri cristiani, comunicò ai soldati l'ordine di passarli per le armi. Sotto questa luce Illich arriva a parlare del processo alle streghe. Siamo nella stessa epoca, il trecento. Prima ad Alby i Catari poi le streghe in tutta Europa. Chiunque, da ora in poi, avesse pensato di godere al di fuori dei limiti indicati da Dio veniva considerato mostruoso. In questo modo si standardizzarono i due sessi. Così si iniziò ad indicare cosa era normale e cosa no. Gli eretici venivano stanati e mandati al rogo per stabilire le nuove regole sessuali. Il sessismo inizia in questo modo. Nel 1200 la Chiesa obbliga uomini e donne a confessarsi almeno una volta all'anno. Nel segreto del confessionale si parla anche di sessualità. Così si possono indicare le nuove norme. Si concepisce un codice di peccati che entrambi i sessi non devono compiere. Lo stesso peccato con corpi differenti. Così si gettarono le basi dei codici sessisti. La confessione era lo strumento attraverso il quale si inizia a costituire quel tribunale interiore che diventerà la coscienza. La coscienza è un prodotto dell'istruzione. La coscienza è l'interiorizzazione di una legge riguardante l'essere umano, la probità era il risultato della crescita all'interno del genere. L'uomo cosciente al posto dell'uomo probo. Gli uomini e le donne in quanto membri dell'uno o l'altro genere compivano peccati differenti, ad esempio la fornicazione, ma la legge ecclesiastica ne fece un solo peccato. Così il confessore con le domande giuste estirpò la probità, integrità morale, onestà, e fissò la coscienza come nuovo astro che ci guida. Le donne che per un millennio erano rimaste zitte in una Chiesa dominata da uomini ora dovettero diventare uguali come penitenti e parlare con voce sommessa al curato di un regime sessista. La legge unisex chiarì che entrambi i sessi peccano allo stesso modo ma chi sta sopra e detta le regole sono sempre gli uomini. Il matrimonio eterosessuale diventa l'arma per combattere il genere, come la coscienza lo strumento per distruggere la probità. La probità nel tredicesimo secolo si presenta nella nuova forma della coscienza, la dama alla quale il trovatore offriva le proprie canzoni era situata al di là dei rapporti matrimoniale di parentela, la sua amante era un essere nuovo, era una donna colta, cui la nuova devozione dà lo slancio per scavalcare il genere verso le forme più sublimi del sesso, è la nuova immagine di Maria. Questo nuova idea di donna che sfida l'uomo viene espressa da Dante quando nel trentesimo canto del 'Paradiso' Bernardo di Chiaravalle si rivolge alla Vergine chiamandola 'umile ed alta, più che creatura'. Fino all'undicesimo secolo nella chiesa trovava ospitalità qualsiasi forma l'esistenza prendesse. Ecclesia omnia benedictat era la formula. Anche il diavolo era tollerato. La Chiesa benediva tutto ciò che la gente faceva. Perché abbracciava tutto, cielo, inferno, terra e tutto ciò che era in grado di strisciare o volare. Le cattedrali erano serre per la conservazione del patrimonio folclorico. La presenza di tutti questi simboli dimostrava la potenza della chiesa, la possibilità di un'infinita varietà di esistenze vernacolari sotto la sua fede. Questa fraternizzazione degli spiriti locali appena addomesticati, degli dei di importazione battezzati, delle teste di gorgone con nuovi significati, insieme ad apostoli e profeti nelle chiese romaniche deve tenersi presente per capire. Iniziò Bernardo di Chiaravalle con la sua rigidità a imporre ai monaci di non tollerare le effigi che aiutavano i poveri di spirito ma distraevano i contemplativi. Un secolo dopo la Chiesa inquisitoria preoccupata delle coscienze eliminò i guardiani della probità.

'La caccia ai dissidenti di ogni genere sloggiò gli antichi Dei dai contrafforti e dalle nicchie dove, per generazioni, avevano montato la guardia alle convenienze sotto la protezione della fede cattolica. I draghi e i coboldi, i basilischi e i selvaggi, furono cacciati dalle navate con il passaggio dalla architettura romanica alla gotica. Non c'era spazio per loro tra i fitti, stretti e aguzzi pilastri. Continuarono però come pipistrelli, a rimanere aggrappati all'esterno della chiesa per un altro secolo e più. In forma di 'gargouilles', sporgevano nel vuoto come se stessero per spiccare il volo, e contemporaneamente versavano acqua dalla brocca o dall'inguine. I teologi totalmente presi dalla coscienza, non potevano più benedirli. Con l'avvicinarsi del Rinascimento, gli uomini colti cominciarono a vedere in questa folla arlecchinesca emblemi, simboli e tipi cabalistici. Poi le 'gargouilles' spiccarono davvero il volo, e nei tre secoli successivi vagarono per la campagna come creature che non si erano mai viste prima: santi spretati, martiri col piede caprino, draghi con le ali mozze. Si comportavano come branchi d'animali addomesticati tornati allo stato selvaggio, come gati randagi in una città devastata dalla guerra. Questi strani spiriti fecero nascere un nuovo tipo di sacerdote, chiamato generalmente strega.' (Ivan Illich, Il genere e il sesso. Per una critica storica dell'uguaglianza, Mondadori.) Gli antichi dei pagani divennero i nuovi diavoli cristiani.

Ecco dunque il cambiamento che la caduta simbolica accompagna. Il cambiamento dal genere al sesso. Mi ha impressionato scoprire in Illich un testo simile e parallelo al percorso che abbiamo seguito sul pensiero delle donne. Mi impressiona anche vedere la prossimità tra l'analisi di Illich e quella di Foucault. Quest'ultimo indica nella sua analisi 'La follia nell'età classica', nell'età cioè del cambiamento, un percorso parallelo. Cosa mostra Foucault? Una inclinazione a internare i folli e tutti coloro che possono essere considerati esclusi dalla ragione. E' lo stesso movimento che porterà le streghe a diventare isteriche. Ciò che è fuori dalla ragione è rimarcato, espulso o internato proprio per la sua improduttività. La questione è il lavoro e l'eccedenza. Ma nell'età classica non si punisce più tale improduttività con il rogo, si viene semplicemente richiusi nelle cittadelle della riforma morale, qualcuno ne può venire rieducato. Insomma, la virtù va affermata con le leggi dello Stato. Le mura dell'internamento così rinchiudono il negativo della cittadinanza morale, che è poi il sogno della nuova borghesia. Questo sogno si realizza con l'allontanamento di tutti coloro che si mostrano asociali con la benedizione della nuova scienza. In questa nuova condizione la scienza prende il posto dell'inquisizione e il collasso simbolico finisce. La scienza riconosce che la magia, la stregoneria, la divinazione, l'alchimia creano solo illusioni, i loro autori non sono più da mandare al rogo, cioè, da dove proviene il demonio, nelle fiamme dell'inferno, bensì in case di cura. Così nell'arco di 5 secoli sotto il profilo dell'immaginazione dal 'Malleus Maleficarum' si torna al 'Canone Episcopi', questo avviene attraverso la scienza. Questo passaggio lo descrive sia Luisa Muraro che Ivan Illich. Inoltre la stessa traiettoria, seppure non è stata ancora da noi affrontata, la troviamo nel testo di Foucault sulla follia, quindi anche il filosofo francese è nella medesima direzione. Passiamo allora a vedere più da vicino il pensiero di Illich sulla scienza, in particolare proprio sulla medicina. 'Nemesi medica' è il testo che affrontiamo. Il sottotitolo recita: 'L'espropriazione della salute'. Il saggio inizia così: 'La corporazione medica è diventata una grande minaccia per la salute. L'effetto inabilitante prodotto dalla gestione professionale della medicina ha raggiunto le proporzioni di un'epidemia'. Illich prosegue invitando a una discussione pubblica in cui sia posta al centro la pandemia iatrogena (da Iatros e Genesis, cioè medico e origine), o meglio il medico come origine della malattia. Cioè il danno paradossale provocato dalle cure. Si tratta in questo caso di demistificare tutto ciò che riguarda la medicina. Questo atteggiamento non può essere che di aiuto per la collettività. Innanzitutto va detto che il tempio di Esculapio, figlio di Apollo e Arsinoe oppure Coronide, è lo stesso per tutti. Sia a destra che a sinistra. Così nel moderno capitalismo statunitense come nella socialista Unione Sovietica. Con risultati simili tutta la medicina si muove nella stessa direzione, nei paesi ricchi e a seguire in quelli poveri. Cioè, a livello mondiale. Ciò che Illich chiede è allora una valutazione politica della efficacia medica. Dunque la guarigione dal morbo iatrogeno, il danno provocato dalla medicina, è il compito che si assegna Ivan Illich, e questo, dice, è un compito politico. Pensiamo come funziona la cultura, essa richiede partecipazione, il senso non sta altro che nella condivisione collettiva che lo effettua. Il senso che ha la medicina è effettuale, cioè si effettua tramite le istituzioni che ne misurano la condivisione. D'altronde un medico per essere tale deve essere dall'istituzione confermato. Gli uomini fanno uso di quel senso, diciamolo alla Wittgenstein, inoltre, diciamolo con Foucault, gli assegnano potere condividendone gli esiti. Questo movimento comporta il trasferimento ai medici del diritto esclusivo che stabilisce 'cosa è la malattia, chi è o può diventare malato e che cosa occorre fargli'. Ciò porta alla fornitura di una massa illimitata di prodotti che rischia di distruggere le condizioni ambientali e culturali necessarie perché la gente viva una vita di costante guarigione autonoma. Questa è la tendenza che occorre rovesciare. I limiti da imporre alla medicina non possono essere determinati in modo autonomo dai professionisti. Dunque, non può provenire dagli Ordini medici, sarebbe solo una illusione. Il potere professionale è sempre il risultato di una delega politica che viene decisa dalla borghesia universitaria. Non possono quindi gli stessi che concessero tale delega poi metterla in questione. Solo un riconoscimento popolare della sua iniquità può invalidarlo. Illich dice che l'automedicazione della medicina non può che fallire. L'intensità con cui si è perseguita in questo secolo l'ingegnerizzazione dell'assistenza sanitaria ha portato alla condizione di generare patologie riducendo gli uomini a oggetto di manipolazioni tecniche. Salute, secondo Illich, non è altro che la condizione per cui gli individui riescono a regolare i loro stati interni confronto alle condizioni ambientali in cui vivono tenendogli testa. Quando l'ambiente e la cultura provocano condizioni di vita per cui la salute è percepita come una condizione autonoma e responsabile, allora si crea una fiducia per cui ciascuno è in grado di far fronte alle inevitabili situazioni di difficoltà che vivere comporta. Comprendiamo allora come al contrario la delega sposti tale autonomia dagli individui all'esterno, la regolazione in questo caso diviene eteronoma. Tale spostamento non può che portare a un peggioramento delle possibilità di cura. L'omeostasi, cioè la stabilità interna dell'organismo, in tal caso è non più autonoma ma sottoposta ad un controllo esterno. La minaccia della medicina per la gente è in questo senso evidente. Il grande sforzo istituzionale in questo caso si trasforma in qualcosa di controproducente. Lo stesso vediamo accadere con il traffico, quando aumenta via via andiamo più piano. Anche con la comunicazione, se aumentano gli strumenti aumenta la confusione, nell'istruzione, se aumenta la competenza tecnica via via aumenta anche l'incompetenza generale, cioè, sappiamo sempre di più su sempre meno (vedi Morin). La iatrogenesi è allora la manifestazione medica della contro-produttività specifica alla salute. Tale condizione è un indicatore negativo della diseconomia prigioniera del sistema economico che la produce. La medicina patogena è così il risultato di questa diseconomia contro-produttiva. Solo salvaguardandosi reciprocamente le persone possono eliminare l'assoggettamento tecnologico riducendo le diseconomie. Bisogna per questo riconoscere che è l'intero sistema capitalista a produrre tali condizioni. Di questo sistema la tecnologia è fedele ancella. Insomma, il superamento del punto critico porta ad una espropriazione che anziché potenziare le individualità le rende impotenti, rafforza solo la crescita industriale. La medicina, secondo Illich, serve a convincere chi è disgustato da questa società a considerarsi malato lui stesso. Da questo dato di fatto ne segue che le guarigioni dovute alla medicina, come poliomielite, difterite, tubercolosi, o la scoperta di antibiotici in grado dopo poche somministrazioni di guarire polmonite o sifilide, danno l'impressione che si muore ormai solo di vecchiaia o per violenza, incidenti, suicidi, ma questa è solo una mitizzazione. Così tutti noi crediamo che buona parte dei nostri conoscenti siano vivi e vegeti grazie alla medicina. Veramente non esiste alcuna prova di un rapporto diretto tra la mutazione della patologia e il così detto progresso della medicina. Al contrario invece il nuovo fardello di malattie cui incorrono i malati non è che il risultato di interventi effettuati a loro beneficio. I mutamenti invece sono variabili dipendenti di trasformazioni politiche e tecnologiche che si riflettono in ciò che i medici dicono e fanno. Perciò secondo Illich l'efficacia della medicina è soltanto una illusione. Se si studia la struttura della morbosità nell'ultimo secolo ci rendiamo conto che i medici non hanno influito più di quanto non accadesse con i preti nei secoli precedenti. Le epidemie andavano e venivano senza essere impressionate né dai medici né dai preti. Gli scongiuri negli altari o i riti celebrati nelle cliniche mediche avevano la stesa efficacia. Se riconoscessimo questo fatto faremmo un salto in avanti enorme. Le malattie infettive sono la cartina tornasole di come sono andate realmente le cose nel Novecento.
Molti semplici espedienti e miglioramenti sotto il profilo igenico come il trattamento dell'acqua potabile, la contraccezione, la vaccinazione antivaiolosa, l'uso del sapone e delle forbici da parte delle ostetriche, l'utilizzo di sostanze antibatteriche o insetticide, tutte operazioni che medici coraggiosi e non conformisti avevano compreso, eppure forbici, preservativi, sapone, pinze, aghi, vaccinazione, preparati per spidocchiarsi non sono per forza da considerare strumenti medici. In realtà solo il fatto che queste pratiche si sono diffuse a livello popolare ha comportato tali miglioramenti. A differenza di queste pratiche non professionali quelle più specificamente mediche non mostrano una correlazione così certa con il calo della morbosità. 

Franco Insalaco

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