Una piccola nota di benvenuto

Cosa è un Giardino Filosofico? L'abbiamo immaginato come un luogo di incontro tra amici, in cui la filosofia è a casa. E' un poco epicureo, non sale verso le meteore, scende in terra tra le persone, appunto, in un piccolo giardino, a fare filosofia dove normalmente viviamo. L'Inventificio Poetico è, ispirandosi a Pietro M. Toesca, lo spazio delle invenzioni, quelle che rendono sensato vivere. Per sapere che al mondo il bene supera il male basta dire che siamo ancora vivi, altrimenti non saremmo più qui. Insomma, cerchiamo di alimentare questa differenza, in ciò consiste l'utopia del Giardino Filosofico e Inventificio Poetico, il cui sottotitolo è: "Volgere liberi gli occhi altrove".


lunedì 29 ottobre 2012

XL incontro. Un altro punto di vista sui processi dell'Inquisizione.


Abbiamo visto come nel processo ai gulgielmiti la figura di Guglielma sembra ispirata alle dottrine del Libero Spirito che proprio in quel periodo erano così diffuse. Guglielma è una madre divina che porta un messaggio non dottrinale di uguaglianza e gioia. Lo applica a se stessa e nella sua vita in modo felice e privo di ascetismi. Guglielma fa risalire l'alterità femminile fino a Dio, insegna il mistero di un Dio plurale e senza gerarchie, che diversifica ed è presente anche nel suo corpo di donna. Nella dottrina guglielmita così il corpo femminile diviene centro insormontabile. Guglielma pensava che nel suo corpo si poteva vedere il corpo di Cristo e che esso era il corpo dello Spirito santo.


Detto questo, andremo oggi in altra direzione, riprenderemo dopo il processo, per ora ci spostiamo verso gli Stati Uniti. Alcune questioni possono aiutarci a capire meglio cosa accade nei processi alle streghe attivati dalla Santa inquisizione e dai tribunali civili. Partiamo a descrivere con una semplice formula di teoria del linguaggio il suo funzionamento: X ha il valore di Y in C. Cosa significa? Ad esempio, qualcuno X vale come insegnante Y nella scuola, cioè in C. Ma vale anche come poeta se scrive e pubblica poesie. Romanziere se scrive e pubblica romanzi. Possiamo dire che il valore di qualcuno varia a seconda del C. Cioè del contesto. Ognuno di noi soddisfa ad alcune funzioni relazionali, non a tutte. Quelle a cui corrisponde si saturano quando sono socialmente riconosciute. La teoria di filosofia del linguaggio indica in questa formula la funzione di attribuzione di senso. Questo vuole dire che il significato delle parole prende senso a partire dalla condivisione sociale, cioè dal contesto. Le parole assumono certe funzioni perché quei significati sono condivisi socialmente. Se non sono condivisi le parole non li assumono, oppure cambiano quei valori. Questa impostazione ritiene che il significato delle parole si sedimenta attraverso l'uso che ne fa la collettività. La teoria dei giochi linguistici di Wittgenstein è vicina alla teoria degli atti linguistici di Austin e Searle. Il contesto anche per Bateson è fondamentale, parte infatti anche lui da una analisi linguistica prossima a quella appena indicata. Gregory Bateson, scienziato, john Searle, filosofo, entrambi statunitensi, Girard francese, ma ha insegnato negli Stati Uniti, perciò la filosofia statunitense ci aiuterà a illuminare il processo a Guglielma e Maifreda e alla successiva caccia alle streghe. Dovremo solo tenere sullo sfondo le indicazioni di questi studiosi. La filosofia femminista si è ispirata a filosofi come Derridà, Deleuze, Foucault, noi ci avvaliamo anche di altri. I primi due, Bateson e Searle, applicano la logica non tanto per spiegare la realtà, ma per mostrare come funziona il linguaggio. Per questo non siamo nel modo che Hannah Arendt ha stigmatizzato come totalitario, se noi applicassimo questi criteri logici alla realtà, se con la logica vogliamo spiegare come funziona il mondo andremmo in quella direzione. Ma se applichiamo la logica al linguaggio allora tenteremo di capire, per quel che è possibile, la genesi, la grammatica, insomma, come funziona. Fondamentale è distinguere se la logica la applichiamo alle regole del linguaggio oppure se la applichiamo pari pari alla realtà. Bateson tiene comunque presente che il linguaggio è sempre una coperta troppo corta per descrivere il reale. Bateson divide in due strati il modo con cui si forma la nostra percezione del mondo. Il primo definito primario è prossimo al concetto freudiano di inconscio, qui le metafore sono prive di contrassegni. Il secondo, definito processo secondario, riguarda la veglia, la coscienza, si distingue dal primo perché usa contrassegni e contestualizzazioni. Il processo primario per Bateson non è solo relativo alla psicoanalisi e all'inconscio, appartiene alla creatività dell'arte. Dunque, nel processo primario il 'come se' è assente. Il 'come se' diviene letterale, qui la metafora è solo diretta, non indiretta, la comunicazione tende a divenire iconica, avviene attraverso immagini. Non vi sono tempi, negazioni, contrassegni di modi, lo sappiamo bene in particolare nei sogni. Il fatto che mancano le negazioni comporta che a volte si dica l'opposto per mostrare ciò che si vuole. Questo osserva Bateson accade non solo nei sogni ma anche con gli animali. Il cane finge un attacco, ringhia e fa vedere i denti, ma spesso intende così mostrare che non ha intenzione di attaccare, vuole indicare il contrario, ad esempio che vuole giocare. L'inconscio è depositario, per Bateson, non solo della rimozione freudiana ma anche delle abitudini. Tutto ciò che impariamo, se funziona in modo abbastanza sicuro, cala il suo automatismo nell'inconscio, risparmiamo così energia, perché così la coscienza non è impegnata a preoccuparsi di tutto. Ciò accade per economizzare le funzioni consapevoli, queste richiedono uno sforzo maggiore perché gli servono circuiti aggiuntivi molto più complessi di quelli inconsci. Quindi, per risparmiare tempo e energia, secondo Bateson, i processi abitudinari sono calati nell'inconscio e automatizzati, dopo non ne siamo più coscienti, non abbiamo più bisogno di esserne consapevoli. Ad esempio, quando guidiamo affrontiamo una attività che è in minima parte consapevole, accade perché in tale caso per la maggior parte dei problemi che si presentano conosciamo benissimo la soluzione, perciò andiamo avanti automaticamente. I due circuiti non sono separati, fanno parte di un sistema interconnesso, di cui però vediamo solo singoli tratti. Quando interveniamo sulla natura corriamo dei rischi perché conosciamo e vediamo solo archi, pezzi di sistema, cioè ignoriamo cosa accade nei tratti invisibili. Quindi per Bateson 'la pura razionalità finalizzata, senza l'aiuto di fenomeni come l'arte, la religione, il sogno e simili, è di necessità patogena e distruttrice di vita, la sua virulenza dipende specificatamente dalla circostanza che la vita dipende da circuiti di contingenze interconnessi, mentre la coscienza può vedere solo quei brevi archi di tali circuiti sui quali il finalismo umano può intervenire.' Bateson, Verso una ecologia della mente. L'arte così è necessaria a limitare il finalismo vitale e a migliorare la percezione della realtà che è più complessa di quanto non dica la ragione. Insomma, serve a mantenere una certa saggezza. A tale complessità l'artista accede tramite la tecnica, essa è costituita da processi abituali, come quando scrive al computer, non si preoccupa di come fare, ma solo di cosa scrivere. Quindi il primo livello rende possibile il secondo. Se so regolare la qualità delle note, allora posso introdurre le variazioni necessarie ai fini musicali. Tutti questi fatti circuitali riguardano alla fine solo relazioni, comunicazioni. Ora, nel caso umano quando queste relazioni diventano patologiche? Per comprendere questo problema dobbiamo rivolgerci al piano linguistico. Questo piano funziona sempre su livelli diversi contemporaneamente. 'Il gatto è sulla stuoia' indica che la parola gatto sta per una classe di oggetti fatti così e così, ma dice anche che la parola 'gatto' è senza pelo e non graffia, oppure, in modo meta comunicativo, dice qualcosa di amichevole, oppure, che stiamo giocando. Oggetto del discorso che esprime questi livelli è la relazione tra interlocutori. L'aspetto metalinguistico è di solito implicito. Noi siamo in grado di riconoscere i segni emessi da un altro organismo e di interpretarli. A volte perdiamo la consapevolezza che questi sono segni e reagiamo come se fossero indicazioni oggettive dirette. Però, in linea di massima, mangiato il frutto della conoscenza gli uomini scoprono che i segnali sono solo segnali. I segnali, cioè, hanno bisogno di un contrassegno che indichi che tipo di segnale sono. Se indicano un gioco allora il contrassegno recita che le cose che facciamo non stanno per le cose per cui dovrebbero stare. Insomma, facciamo finta di fare la guerra, cioè giochiamo. 'Non stanno per' è la denotazione che indica cosa facciamo. Il fatto è che il linguaggio non consiste degli oggetti che denota, la parola gatto non graffia. La relazione mappa territorio semplifica il concetto. Comunichiamo attraverso enunciati, almeno gli umani, che sono guidati da una serie di regole, regole che non diciamo quasi mai, ma che governano le relazioni tra parole, oggetti ed eventi. Bateson indaga sulla evoluzione di tali regole meta comunicative o metalinguistiche, regole che sono poste, secondo lui, a un livello pre-umano e pre-verbale. Qui, allora, dovremmo entrare in un ambito biologico, fisico, chimico, ma per il nostro obbiettivo ha poco rilievo. Gioco e minaccia, sono esempi di segnali che stanno per altri eventi. Come fare a distinguere tra ciò che indicano e ciò per cui stanno? Se indicano un gioco, ad esempio, e non la guerra, avviene tramite un inquadramento. Inquadrare vuol dire proprio costruire una cornice intorno alla frase, in questo modo posso distinguerla dal resto, una vera e propria messa a fuoco. L'inquadramento comporta un passaggio tra due livelli, primario e secondario, inconscio e conscio. Il gioco ha portato un netto miglioramento delle comunicazioni evidenziando funzioni possibili tra mappa e territorio. Nel processo primario mappa e territorio sono identificati, cioè indistinti, nel processo secondario si distinguono, nel gioco sono sia identificati sia distinti. Questo aspetto lo esemplifichiamo immaginando la cornice come ciò che indica cosa dobbiamo leggere, ci dice leggi ciò che è dentro così e così, allo stesso tempo dice che non puoi leggere allo stesso modo ciò che è fuori. Non confondere, insomma, il contenuto del quadro con la carta da parati. Il movimento che così agiamo è astrattivo, universalizza il particolare, elimina lo spazio intorno e anche il tempo. A cosa risponde allora questa attività di incorniciare? Alle tipologie. Suggerisce di non confondere gli oggetti dentro il quadro, perché sono di un tipo diverso da quelli esterni. Sono classi di oggetti differenti. Un mito o una fantasia possono simulare una narrazione realistica, ma il lettore tramite le cornici e i meta messaggi sa risolvere il problema. Il problema dello schizofrenico è che non sa distinguere nel guazzabuglio dei suoi pensieri, la natura metaforica delle sue fantasie. Nella frase che gli passa per la testa il delimitatore 'come se' è omesso. La metafora e la fantasia sono vissute in maniera operativa e diretta. L'incorniciatura non funziona più. Lo abbiamo visto, nei sogni manca l'incorniciatura, ma allo schizofrenico questo capita anche durante la veglia. Insomma, le regole con cui pensa e agisce sono diverse da quelle di chi è, per così dire, sano. Tali regole sono inconsce, cioè funzionano automaticamente. La terapia consiste nel cercare di effettuare un cambiamento meta confronto al piano cosciente della veglia. Cerca di cambiare le regole con cui il malato pensa. Il malato interagisce con il mondo usando certe regole, il terapeuta può tentare di modificarle. Perciò è inutile dire che dovrebbe fare così e così, perché ci sono regole che lo guidano nella decisione di come e che cosa fare, regole che precedono lo stato della coscienza. Bene, nella patologia sono queste le regole da cambiare. Il transfert è un contrassegno che indica l'amore odio verso lo psicoterapeuta non essere reale, perché si è dentro un contesto particolare, cioè il setting psicoanalitico. Qui la complessità aumenta perché le regole cambiano anche con il gioco stesso. Non possono essere esplicitate chiaramente come in questo ragionamento, cambiano in corso d'opera, a differenza che nel gioco delle carte. La situazione somiglia molto alle mazze da golf in Alice nel paese delle meraviglie. Queste sono animate, sono dei fenicotteri. Questo è un bel problema. Si tratta con la psicoanalisi di dare libero sfogo ai sogni e alle libere associazioni che vanno interpretate dal nevrotico rendendolo consapevole della necessità di inserire la clausola 'come se', clausola che va posta in tutte le produzioni del processo primario represso. Ho sognato e pensato di uccidere i genitori, bene, è solo una finzione. Infatti sotto il profilo legale non c'è alcuna omicidio né alcun colpevole, ma per la morale e la coscienza del malato sì, allora deve scoprire che non è così grave come un omicidio vero. Per lo schizofrenico la metafora è ancora più reale, è letterale, dunque, uccidere i genitori per lui è davvero una metafora. Vedi il racconto di Tobino nel libro Gli ultimi giorni di Magliano. 'Oggi sul giornale c'era stampato che a Pisa un giovane frenastenico, un debole di mente, aveva gettato in Arno da mezzo il ponte il fardello che si teneva sulle spalle, fardello che era un bambino di cinque anni. Liberatosi con facile mossa di quel peso, si era affacciato a seguirlo che cascava giù, entrava nell'acqua e spariva. Soltanto delle bollicine erano affiorate poi più niente. Allora il giovane frenastenico se ne era tornato alla pensione dove abitava e aveva tranquillamente avvertito i genitori che quel loro figliolino aveva cominciato a dargli noia, lì sulle spalle. Con le braccine gli stringeva troppo il collo e se ne era liberato.' Il bimbo gettato in acqua dal malato era dello stesso tessuto dei sogni. Quale è il problema di uno schizofrenico? Non riconosce i segnali che indicano il genere di messaggio che riceve o dà. Entra in un bar e la commessa chiede 'Cosa posso fare per lei?', lo schizofrenico non sa se queste parole preludono a una minaccia, se la ragazza vuole andare a letto con lui, se gli vuole offrire un caffè. Normalmente invece noi lo sappiamo, ma non sappiamo dire come mai riteniamo quel messaggio assolutamente normale. L'insegna del bar aiuta molto. I meta messaggi sono riconosciuti in modo automatico, fanno parte dei segnali a cui non prestiamo attenzione più di tanto. Ciò che determina il guazzabuglio comunicativo dello schizofrenico è il fatto che ha subito un trauma perciò confonde tutti i piani meta comunicativi. Ora, messaggi di questo tipo, cioè tipi logici multipli e in conflitto reciproco, li emettiamo sempre. Pure non siamo schizofrenici, almeno non del tutto. Perché intessiamo tipi logici diversi con efficacia e facilmente. Le battute, ad esempio, sono intrecci di tipi logici. Così il premio del vero umorismo è scoprire identificazioni multiple nel messaggio. Alcune persone però hanno grandi difficoltà a riconoscerle. Alcuni radioascoltatori sono andati in panico per la trasmissione in cui Orson Wells fingeva la discesa dei marziani, si può ancora capire data la novità della radio, più recentemente, racconta Bateson, altri radioascoltatori hanno mandato aspirine e consigliato medicine all'ente radiofonico quando Big Sister, personaggio immaginario di un ciclo radiofonico, ha detto di aver preso l'influenza. Ora tutti noi possiamo fare confusione in modo più o meno grave. Solo che se questo genere di confusione diventa una regola in taluni casi origina una vera e propria patologia. Quali? Quando i contrassegni vengono sistematicamente cambiati. Cioè, quando le insegne che indicano se il messaggio è letterale o metaforico, se è costituito da fatti o da sogni, viene regolarmente trasgredito. Se un bambino ripetutamente crede di dire una cosa con un contrassegno e viene sistematicamente ripreso dalla madre o dal padre in modo sbagliato, alla fine collassa. Ora studiando l'eziologia, cioè la causa, di questa patologia, la schizofrenia, Bateson trova che sia da ricercare quasi esclusivamente in ambito familiare. Cioè nelle relazioni affettive più significative che intratteniamo in modo particolare all'inizio della nostra vita, quando impariamo il linguaggio. Torniamo adesso a Guglielma e Maifreda. Il processo avviene nel 1300 ed è tenuto dai domenicani di Sant'Eugiorgio. Lo meritavano non solo per averlo ricevuto da Roma ma anche perché vigilavano in modo molto accorto. Un domenicano, San Pietro martire da Verona venne ucciso nel 1252 con una martellata per vendetta da amici di eretici. La sua statua è eretta nella piazza di fronte la chiesa e lo rappresenta con un martello in testa. Nel processo accadono alcune cose di particolare rilievo. La prima quando il frate inquisitore chiede a Maifreda se lei usasse gettare le croste e gli avanzi del pane nel fuoco. Maifreda da Pirovano dice che no. In questa domanda c'è il tentativo del frate di seguire la strada della magia e della stregoneria. Questo elemento però viene superato e nel processo non sarà più riproposto. Questa strada sarà invece seguita a man bassa successivamente. L'altro fatto che illumina il processo ai guglielmiti è un pranzo dove avviene una cosa particolare. Maifreda si presenta e con fare polemico tira su le maniche in tono di sfida dicendo: 'voi tutti mangiate mangiate lo stesso pane e bevete lo stesso vino ma non tutti avete lo stesso cuore e la stessa volontà.' Fin qui nessuno dice niente, ma poi dopo il pranzo, uomini e donne entrarono in una stanza con il soffitto di paglia, qui Maifreda rivolta ai presenti dice: 'Nostra Signora mi ha ordinato di dirvi alcune parole, che non dico volentieri perché ritengo che qui ci siano molti Tommasi increduli; tuttavia, poiché piace a lei, ve le dirò. Mi ha annunciato di dirvi e annunciarvi che essa è lo Spirito santo.' Ma come mai Maifreda in tono di sfida accusa alcuni della comunità guglielmita di non credere al fatto che Guglielma sia lo Spirito santo, affermazione che da sempre è stata insegnata sia da Seramita che da Maifreda? Non è che voglia dire qualcosa in più? L'ipotesi che fa Luisa Muraro è la seguente. Il problema è che l'insegnamento di Seramita, prevalentemente rivolto ai maschietti, ha una visione prospettica, messianica, cioè di attesa. Ma Maifreda sta dicendo che non è una questione di attesa, non c'è qualcosa che deve divenire, perché è già così. Il messaggio di Maifreda non è una metafora o una allegoria, è un messaggio letterale. Guglielma è consustanziale a Cristo non come attesa di un evento futuro ma da sempre, nasce già fatta della stessa carne. Ciò che scandalizza è che si evidenzia in questa attualizzazione la differenza di sesso. In quel momento si capisce il punto. Dopo alcuni si rifiuteranno di proseguire seguendo Maifreda. A questo incidente sarà dato il giusto peso dall'inquisizione, che in fasi successive arriverà a stringere il cappio prima al Seramita e poi alla stessa Maifreda. Dopo il rogo nasceranno leggende su Guglielma che la ricorderanno in modo da sminuirne la figura. Nella stessa piazza S.Eustorgio, dove vennero bruciati i guglielmiti e i resti di Guglielma, nel 1390 furono arse altre due donne, erano accusate di eresia e relapse, cioè recidive. Il disordine simbolico che avvenne in questa occasione aprì il varco in Europa, secondo Luisa Muraro, alla vera stagione della caccia alle streghe. Sibilla e Pierina sposate praticavano divinazione e medicina. Le due donne raccontavano di far parte di una società segreta composta di uomini, donne e animali, una coppia di ciascuno esclusi gli asini. Membri della società erano sia i vivi che i morti. Pierina racconta che vi era entrata all'età di sedici anni al posto di una zia che altrimenti non sarebbe morta. La società era capeggiata da una signora chiamata Madonna Oriente o Signora del gioco. Questa conosceva i segreti delle erbe e del futuro. Istruiva le donne della compagnia per malattie furti e malefizi, insegnava loro a risolvere i problemi della gente comune. Inoltre, nelle feste che organizzavano mangiavano animali, le cui ossa poi venivano riposte nella pelle e Madonna Oriente con una bacchetta percuotendoli li resuscitava. Ogni settimana tra il Giovedì e il Venerdì la compagnia si riuniva. Durante il convegno si evitava di nominare Dio perché di quella società la Signora era Madonna Oriente, Cristo era invece Signore del mondo. La compagnia in corteo andava nelle case della gente mangiando bevendo e rallegrandosi se trovavano le case pulite. Alla fine la Signora lasciava la sua benedizione. Richiesto se per loro era peccato, risposero di no. Di fronte a questo racconto, dice la Muraro, strano e soave, siamo all'alba dell'epoca moderna, è difficile distinguere il sogno dalla realtà. Si tratta proprio di questo confine che tra sogno, desiderio, immaginazione e realtà mutava così rapidamente agli albori dell'epoca moderna. Per la Muraro si deve riconoscere che la dimensione delle due streghe e di molte altre a seguire era quella poetica e fiabesca. Si trattava allora di due concezioni religiose che si affrontano. Quella delle donne, frutto di antica sapienza, che residua ancora nella loro vita ma solo un giorno a settimana, mentre le nuove regole, i nuovi confini funzionavano gli altri giorni, ma con alcuni punti di contatto. L'antica cultura pagana e la nuova organizzazione vincente, quella cristiana, si intrecciano nella cultura femminile tramite le conoscenze mediche e divinatorie, un senso di equilibrio tra vita e morte, tra bisogni e risorse. Mediazione che tempera il dominio patriarcale con motivi che danno lustro alla femminilità, anche lei divina, sapiente e benefica al pari di Cristo. Comunque tutti questi motivi non potevano avere a che fare con le eresie. I due inquisitori non lo compresero, perché ignorarono il punto di vista delle imputate e poi perché persero anche il proprio. Cioè, quello della dottrina cristiana. Per due ragioni le donne furono condannate. Secondo fra Ruggero da Casare erano colpevoli di credere alle cose che raccontavano, fin qui la colpa non pare così grave, Beltramino di Cemuscullo va oltre, le condanna perché quelle cose erano reali e le avevano fatte. Il primo sta dentro l'orizzonte della dottrina cristiana, un antico documento ecclesiastico sulle arti magiche diceva che Dio è all'origine del reale e del senso di realtà, tutto ciò che ne divergeva doveva considerarsi irreale e mero inganno diabolico. (In fondo già qui troviamo i motivi del dubbio cartesiano). Il secondo frate non ricorda più la vittoria definitiva di Dio su Satana, anticipa il Malleus Maleficarum, famigerato manuale della caccia alle streghe, come pure lo Strix di Pico della Mirandola. Egli ragionava come se niente fosse già salvato, niente fosse al riparo del potere di Satana, come se ancora fosse in atto il contrasto tra la due forze. Questa confusione simbolica era anche legata al modo in cui si fissano i confini tra realtà esterna e il mondo delle rappresentazioni e dei desideri, per Luisa Muraro sono differenti tra uomo e donna. Da questa epoca, il secolo XIV, si passa alla condanna di delitti fantastici che prima gli stessi inquisitori giudicavano fantasie ispirate dal maligno. Il Canone Episcopi risalente al 900 recita: 'Sono cose del tutto false, fantasie istallate nelle menti dei fedeli non dallo spirito divino ma da quello maligno.' Così la caccia alle streghe riguarda questa perdita dei limiti dettata da una condizione generale di crisi, di una epoca che avvertiva la perdita dei propri confini culturali e della loro certezza, sentiva l'indifferenziato spalancarsi e cercava di preservare e confermare la propria identità attraverso l'uso della violenza vittimaria. Gli autori del malleus Maleficarum danno spiegazione delle modifiche da loro introdotte confronto al Canone Episcopi, dicendo semplicemente che il caso delle seguaci del gioco di Diana era diverso da quello delle streghe moderne. Così accade che a suor Maifreda, seguace della beghina Guglielma, portatrice a Milano di pratiche e idee della mistica del nord, un giudice chiede se gettava resti di pane nel focolare, no, rispose la suora. Ma Guglielma nelle leggende venne presentata come donna fintamente religiosa e santa, in realtà dedita alla lussuria, di notte riuniva fanciulle, maritate e vedove per darsi insieme agli uomini a messe blasfeme, orge sessuali e omicidi rituali di neonati. Queste fantasie calunniose pongono senza soluzione di continuità la persecuzione a beghine e begardi, alle streghe e agli ebrei in un nuovo repertorio clericale disponibile a ogni bisogna, la domanda del frate inquisitore e la sua libera associazione segnala la caduta catastrofica dell'ordine simbolico nella testa dei canonici, che non è altro che l'indifferenziato presente quando si è messi a dura prova e si cominciano a perdere i riferimenti culturali. 

Franco Insalaco

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